DiarioXY . LUSSURIA
Il sentiero dei Raminghi
In 23 Ottobre 2021 da Chiara MenardoNon tutto quel ch’è oro brilla
Né gli erranti son perduti;
il vecchio ch’è forte non s’aggrinza
e le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
l’ombra sprigionerà una scintilla,
nuova la lama ora rotta
e quel re senza corona.
J.R.R Tolkien, Il Signore degli Anelli
Come mani che afferrano l’aria. Le dita piegate in angoli lievi, i palmi che guardano il cielo. Cadute senza rumore giù a terra, rotolando leggere nel vento di ottobre. Foglie.
Accartocciate sull’erba rimangono immobili e aspettano. Che qualcuno o qualcosa le pesti, frantumandole in frammenti minuti; che la neve le copra; che una folata di brezza le porti via, da qualche altra parte, insieme ad altre foglie, o le appoggi come piccole chiglie sull’acqua di un torrente per perdersi lontano, altrove.
Che arrivi una lumaca e si appoggi, rosicchi i bordi e lì si addormenti. Che passi una volpe e si chini ad annusarle.
Aspettano e basta. Di diventare altro dissolvendosi lentamente, facendosi terra e traccia, umidità e profumo.
Sui sentieri di foglie ingiallite si muove. Si sposta tra i rovi ormai spogli, scostando i rami magri e spolpati di linfa con le mani avvolte dai guanti bucati. Lo guidano gli occhi abbassati a guardare per terra, la traccia nascosta di piedi che sono passati prima di lui, tempo fa, lasciando solchi ormai invisibili per chi non li sa più cercare.
Lo precede il vapore che esce dalle labbra socchiuse: ormai, l’aria è fredda, soprattutto al mattino; soprattutto nei boschi lontani da tutto e da tutti.
Non corre, non fa rumore. Solo il crepitio delle foglie sotto i suoi piedi, scricchiolano mentre si rompono come vetri ghiacciati. Manca poco all’inverno.
Segue le piste ormai perse, cammina senza un punto d’arrivo, sembra. Le montagne e i greti dei fiumi, i versanti scoscesi ricoperti da sassi che rotolano a valle a ogni passo, mentre lui sale verso le cime per poi ridiscendere.
I fuochi accesi la sera e spenti al mattino, coprendo con attenzione ogni traccia. Le erbe nascoste nel sottobosco, le lepri che corrono svelte. L’arco e la pietra. Le lune che crescono e calano, ogni singola notte.
Quando si incontrano, il primo sorriso tende sempre la pelle, tanto rari sono gli altri esseri umani, quelli della loro stirpe sono ancor meno. Le prime parole, quel salve, ben trovato, da dove vieni fratello, dove vai? escono a fatica, come da una porta rimasta chiusa per troppo tempo. Cigolano rauche, come cardini da troppo tempo rimasti senz’olio.
Siedono insieme tra rare parole, quanto basta per sapere i fatti delle fette di mondo che hanno percorso. Uno, due giorni di strada in comune per poi separarsi e tornare a parlare con lupi e daini, che di certo ne sanno di più delle strade e di quello che accade tra gli alberi e lungo le sponde dei fiumi.
Esseri di antiche stirpi perdute, raminghi li chiamano ancora. Figli di figli di figli di re, laceri e forti.
Hanno predetto che uno di loro a sconfiggere il male, quando sarà abbastanza forte per fare ritorno. Tutti sanno chi è tra di loro, nessuno lo accenna. Perduto tra i persi, così deve restare fino a quando i tempi non saranno giusti. Fino a quel momento, ogni passo scorre tra le felci basse del sottobosco, il capo coperto da un mantello marrone segnato dai viaggi e dagli anni, la spada nascosta e il pugnale infilato negli stivali.
Tutti lo sanno, nessuno lo dice, anche se i sussurri viaggiano lesti tra osterie e tagliaboschi, tra guadi e contee. Tutti sanno su quali spalle poggerà il peso di aprire l’era degli Uomini. Pesante come un’incudine, troppo per una schiena da sola. Ma non c’è scelta, è tutto già scritto. Tranne la fine. Degli uomini, dei Dunedain, degli Elfi, degli Stregoni e dei Re.
E corrono i brividi lungo i rami e le brughiere, siano essi di speranza o paura, chissà. Un giorno, qualcuno comporrà un canto sui gesti incerti dei tempi di mezzo, sui giorni sospesi tra ieri e domani in cui nulla più è certo, quando il passato è finito e il futuro è ancora lì, alla finestra a osservare.
Finirà un tempo. Ne inizierà un altro. Fino al prossimo giro.
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