
DiarioXY . LUSSURIA
Un caseggiato perbene
In 20 Novembre 2021 da Chiara MenardoA un certo punto Madame Sapphia Spanella, il soprano leggero entusiasta del pattinaggio a rotelle che abitava al primo piano, fece circolare tra gli altri inquilini del palazzo una petizione che li invitava a unirsi a lei nel chiedere lo sfratto della Signorina Golightly: era, diceva Madame Spanella, una persona “moralmente riprovevole” e l’organizzatrice di assembramenti notturni che mettevano a repentaglio la sicurezza e l’equilibrio nervoso dei vicini. Anche se mi rifiutai di firmarla, segretamente pensavo che Madame Spinella avesse ragione di lamentarsi. Ma la petizione non andò in porto e mentre aprile volgeva a maggio le tiepide notti primaverili in cui già si tenevano le finestre aperte rimbombavano dei suoni festosi, del grammofono a tutto volume e delle risa propiziate dal Martini che uscivano dall’appartamento numero due.
Truman Capote, Colazione da Tiffany
Di sgualdrine, di oche svergognate che non si fanno problemi a ricevere in casa frotte di uomini, che bevono e fumano, ne abbiamo abbastanza.
Sissignore, la misura è colma.
E signorina Golightly di qua, e signorina Golightly di là, il viavai per le scale e il campanello che suona a tutte le ore, di notte e di giorno. Nemmeno sul retro, dal lato della scala antincendio, si può avere pace: quella lì sale e scende, tira su le finestre e le chiude, si siede sul pianerottolo in ferro con la sua amica, degenerata anche lei, si dipingono le unghie dei piedi alle tre del mattino, bevono e ridono forte.
Questo è un caseggiato per bene, questa è l’Upper East Side, mica un posto per comunisti e pervertiti. Non è un quartiere di donnine facili. E questa non è una casa di tolleranza, io dico.
Ma io la chiamo, la polizia! Che vengano a vedere con i loro occhi, che la guardino in faccia e mi dicano, sinceramente, se non è una meretrice, quella. Con il gatto che mi sguscia in casa e me lo ritrovo con quelle zampette luride che trotta sul bancone della cucina, leccando tutto quello trova a portata della sua linguetta rasposa. Così, lo devo buttare.
E le grida, di notte? Uomini, grassi e magri, vecchi o un poco più giovani, tutti acchittati e ben vestiti che battono i pugni alla sua porta gridando fammi entrare, che ti ho dato cinquanta dollari per la toeletta e adesso qualcosa di più me lo merito, no? sgualdrina.
I soldi le piacciono, però. Le piacciono eccome. E le piace il Martini, le piacciono gli abiti belli, così belli che io non potrò mai permettermeli, le piace dare le feste. A lei.
A me le sue feste non piacciono. A dire la verità, non mi ha mai invitata (non ha invitato nessuno del caseggiato, fa pure la snob) ma, anche se lo avesse fatto (e non lo ha fatto), non ci sarei certo andata. Con tutti quegli uomini e l’alcol che scorre come l’acqua del rubinetto… disdicevole, davvero dis – di – ce – vo – le.
Ha fatto comunella con quello del terzo piano, mi sa. Quell’altro, lo scrittore, che bighellona tutto il giorno e nessuno sa cosa faccia davvero, che va al bar sull’angolo la mattina prima di pranzo, vive in mezzo a mobili raccattati chissà dove e guarda i maschi per strada con degli occhi… ma degli occhi strani… un altro degenerato, un pervertito, io dico.
Una volta questo era un caseggiato perbene. Tenevo i fiori sul davanzale, fuori, affacciati alla scala antincendio. Poi è arrivata quella e li ho tolti. Ho trovato vasi pieni di cicche di sigarette. Una volta anche una bottiglia di gin rovesciata, piantata nei gerani. Inaudito, davvero. La decenza, l’educazione, dove sono finiti?
Dicevo: per un certo periodo ha avuto una coinquilina, che è andata via dopo aver sposato un ricco ciccione. Le ho sentite, una volta. Non stavo origliando, era estate e le finestre erano aperte. Ho sentito chiaramente la parola, quella parola: lesbica. Viziosa fino al midollo, marcia e viziosa, ecco cos’è la signorina Holly Golightly.
Non c’è più il senso del decoro, io dico. È stata la guerra, che quando è finita tutti hanno smesso di avere paura e hanno pensato solo a far festa; non conoscono più la discrezione, le buone maniere. Girano di giorno e di notte, anche le donne, anche quella là. Soprattutto quella là.
Ah, ci avessi provato io a rientrare a casa dopo le dieci di sera. Mio padre, pace all’anima sua, quante me ne avrebbe date. Buonanima di papà, mi ha insegnato la vita e il mio posto a suon di cinghiate, e io lo ringrazio. Oh, se lo ringrazio, soprattutto quando guardo questi che girano oggi, quando guardo quella lì che sale le scale fasciata in abitini stretti e corti, ticchettando sui tacchi. Un giorno o l’altro qualcuno le darà una lezione e lei piangerà. Se venisse da me, saprei io cosa dirle. Alle ragazze perbene certe cose non succedono, le direi. Le ragazze devono essere modeste, non andare in giro fischiando e gridando. Le ragazze devono sapere qual è il loro posto, ed è a casa, con il marito ed i figli.
Anche se non ho né marito né figli. Ma cosa c’entra? Io canto, non vado in giro a sculettare facendomi dare soldi per andare in bagno, per il taxi, per… Chissà per cos’altro, e ci siamo capiti. Al contrario di certe condomine di mia conoscenza, sono una donna con la testa sulle spalle, io, su cui nessuno potrà mai dire nulla. Io.
Non ci sono uomini che bussano alla porta di notte, da me. Nessuno.
Sì, uno c’è stato, tempo fa, ma poi se n’è andato, come tutti del resto. Lo so, era sposato. Ma io non lo sapevo, giuro. Lo giuro su Dio e sul gatto di quella là. Quando l’ho scoperto, si era già volatilizzato, come uno spruzzo di lacca.
…
È sparita anche lei, insieme al suo gatto. Finalmente: le notti di nuovo tranquille, il silenzio sulle scale. Nessuno suona più al campanello, e dormo di nuovo come una bambina, senza interruzioni. Che bello.
Rimane lo scrittore a bighellonare guardandosi in giro come una gallina in mezzo al traffico della quinta strada: sperduto.
Rimangono il silenzio, il decoro, lo spioncino della porta dal quale sbirciare. È tornata la pace.

Truman Capote, Breakfast at Tiffany’s, 1958 | nostra edizione: Truman Capote, Colazione da Tiffany, traduzione di Vincenzo Mantovani, Collana La Biblioteca della Spiga, Milano, Garzanti, 2016 – Prefazione di Paolo Cognetti, Collana Elefanti Bestseller, Milano, Garzanti, 2019
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