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Recensione: Giù nel cieco mondo di Jesmyn Ward.
In 17 Febbraio 2024 da F.G. SimonGiù nel cieco mondo è il romanzo di Jesmyn Ward, tradotto da Valentina Daniele, edito da NN Editore, pubblicato nell’ottobre del 2023, nella collana La stagione.
La Ward, che con i suoi due romanzi, Salvage the Bones (2011) e Sing, Unburied, Sing (2017) ha vinto per due volte il National Book Award, mantiene alte le aspettative dei suoi lettori.
La prima arma che ho impugnato è stata la mano di mia madre. Ero piccola allora, avevo la pancia morbida. Quella notte mia madre mi ha svegliata e portata nei boschi della Carolina, sempre più in fondo tra gli alberi che mormoravano, neri per il congedo del sole.
L’incipit è potente e coinvolgente. Siamo immediatamente trasportati nella vita di Annis, una giovane schiava che vive in una piantagione della Carolina. Siamo immersi in un mondo di contrasti: la delicatezza della mano materna e la durezza della vita che toglie, senza mai dare.
Siamo ai tempi della schiavitù dei neri d’America, in un periodo precedente allo scoppio della guerra civile americana. Viaggiamo nella mente di Annis, le sue parole ci guidano verso il cieco mondo, fatto di analogie con l’Inferno dantesco. La sopraffazione e la violenza sono all’ordine del giorno. Conosciamo le sofferenze della nostra protagonista, che oltre a essere schiava meticcia, è anche figlia di uno stupro. Suo padre è il bianco che la tiene a catena. Suo padre è il sire della casa e della piantagione.
«Annis» dice, con un cenno della testa. «Signore» rispondo. Mi aspetto di sentire i suoi occhi scorrermi addosso come l’acqua su una pietra liscia, come ogni mattina. Ma il suo sguardo si impiglia su di me, duro, poi mi segue nella stanza mentre riempio il bacile, raccolgo i suoi vestiti, prendo il pitale. Mi osserva come fa con i suoi cavalli, con la stessa attenzione sicura e intensa con cui tocca una lunga criniera, un fianco muscoloso, una groppa curva e segnata dalla sella. Io tengo gli occhi fissi sulle mie mani, e solo quando scendo le scale mi rendo conto che stanno tremando e smuovono la sporcizia nel pitale.
Conosciamo la forma dei soprusi, ma sentiamo, attraverso Annis, anche un’ostinata inclinazione alla ricerca di dolcezza. Che, nonostante tutto, esiste: negli insegnamenti del precettore alle sorellastre, per esempio. Lei, piccola serva, origlia dietro la porta del loro studio, ruba piccole briciole di libertà nelle eterne giornate di duro e spietato lavoro domestico.
La voce del precettore è sempre la stessa; la lettura delle mie sorelle è sempre lenta e stentata. Il precettore racconta la storia di un uomo, un italiano di tanto tempo fa che scende all’inferno. L’inferno che attraversa ha dei livelli, come la casa di mio padre. Il precettore dice: «“Or discendiam qua giù nel cieco mondo”, cominciò il poeta» e le sue parole riecheggiano dentro di me.
Per Annis sono momenti importanti perché interiorizza i versi del poeta italiano, adattandoli al proprio modo di percepire il mondo visibile e quello invisibile dominato da spiriti. La schiava, infatti, raccoglie nei versi dell’Inferno un profondo significato: c’è una via di fuga dalla dannazione eterna. Basta seguire la guida.
L’italiano lo aveva scritto. Dopo che il precettore e le mie sorelle sono arrivate alla fine del viaggio di quell’uomo attraverso le profondità dell’inferno, a portarlo fuori da quell’abisso è il rumore dell’acqua. Lui e la sua guida seguono il suono di un ruscelletto, sempre più su, verso il mondo di sopra, verso il chiaro mondo, arrampicandosi fino a vedere «le cose belle che porta ’l ciel; e quindi uscimmo a riveder le stelle» diceva il precettore. Temo questa frase come temo il punteruolo di mia madre, ancora e ancora, per la sua bellezza, per la sua promessa: le cose belle che porta ’l ciel; e quindi uscimmo a riveder le stelle.
Anche Annis sogna la libertà e desidera rivedere le stelle, ma la sua vita sembra essere circondata da spiriti avversi. A differenza di Dante, che ha Virgilio come guida nel suo viaggio, Annis affronta il suo inferno senza un protettore celeste. Venduta a un mercante di schiavi, approda nella città dolente di New Orleans, dove formicai di anime vengono spediti nelle piantagioni coloniali in modo da poter lavorare fino alla morte. Durante la marcia di “questo inferno vasto e soffocato dal pianto“; ci rifugiamo nei ricordi di Annis: conosciamo la storia di sua madre e di sua nonna, la guerriera Mama Aza. E poi, finalmente, conosciamo Aza, lo spirito che si mostra ad Annis in forme riconducibili a vento, acqua e nebbia. Come dicevo prima, non assomiglia affatto alla guida dantesca. Non c’è da fidarsi molto di lei, visto che ha preso le sembianze di sua nonna e ha rubato il suo nome.
Aza è incostante, eccitata dal suo stesso fascino divino.
Eppure, Aza è determinante per spiegarci il paradigma dantesco: discendere negli inferi è condizione necessaria per risorgere.
Lo stile è epico, il linguaggio ricco di figure retoriche, con funzione duplice di mitigare e amplificare l’orrore. Quando possiamo sopportarlo, ecco che il lirismo si dispiega in immagini rivoltanti.
L’uomo è gonfio, marcio. La donna lo ha lavato e vestito, ma lui ha cominciato a gonfiarsi, la sua carne spinge contro i vestiti, così che le camicie, i pantaloni, i piedi calzati e senza scarpe sembrano legati in un budello di salsiccia troppo stretto. È diventato grigio intorno alla bocca, tutto il rosso che era sbocciato in lui si è disperso altrove.
Grazie alla sapiente traduzione di Valentina Daniele, il romanzo approda in Italia mantenendo intatte le caratteristiche stilistiche di un’epica feroce. L’opera è canto e spirito di un’umanità schiacciata. È terra rossa dove tutti camminiamo. È palude che esala il fetore delle nostre paure e dei nostri peccati. È fiume, simbolo di speranza, unica via di fuga e messaggio di salvezza. È radura rigogliosa sulla quale possiamo distenderci e stringerci. È visione notturna che ci dimentichiamo di onorare. Le stelle sopra di noi.
Un grazie particolare alla NN Editore per la copia in omaggio.
SINOSSI: Annis è una giovane schiava di casa in una piantagione della Carolina. Nipote di una guerriera africana e figlia di uno stupro, di giorno si dedica a estenuanti faccende domestiche e origlia le lezioni sull’Inferno dantesco impartite alle figlie del padrone, le sue sorellastre; di notte scappa nel bosco con sua madre da cui impara l’arte del combattimento, così da difendersi in un mondo costruito per distruggerla. Ma la madre viene venduta e Annis si trova da sola e senza protezione, mentre con Safi scopre la sensuale dolcezza del primo amore. Quando il padrone decide di sbarazzarsi di lei, Annis viene venduta e con altri schiavi condotta in viaggio verso New Orleans. In questa terribile marcia, incontra lo spirito di una sua antenata, Aza, un angelo custode imperioso ed enigmatico che sembra volerla aiutare a fuggire. Jesmyn Ward torna con un nuovo capolavoro, che richiama nel titolo il quarto canto dell’Inferno di Dante. Come il grande poeta, anche Annis dovrà scendere sempre più in fondo, nel cuore di tenebra della schiavitù in America, lottando per la propria vita, per la speranza. Giù nel cieco mondo è un romanzo feroce e fiabesco, dove l’allegoria si riflette nell’amore di una madre e una figlia, nei legami da sciogliere e mantenere, nella ricerca incessante della libertà che sfida uomini e spiriti, natura e destino. Questo libro è per chi ha deciso di aprirsi al canto così da trovare conforto e forza, per chi ricorda senza soccombere al peso della memoria, per la voce solenne di Annie Lennox in Strange fruit, e per chi ha sognato di volare via dalla sua vita come un airone che sfiora la superficie dell’acqua, leggero come carta sul vento.
Note sull’autrice:
Jesmyn Ward vive in Mississippi, dove insegna scrittura creativa alla Tulane University, ed è oggi considerata una delle maggiori scrittrici americane contemporanee. Con Salvare le ossa (NNE 2018) e Canta, spirito, canta (NNE 2019) ha vinto due volte il National Book Award, prima donna dopo scrittori come William Faulkner, John Cheever, Philip Roth. NNE ha pubblicato anche La linea del sangue, che completa la Trilogia di Bois Sauvage, Naviga le tue stelle, poeticamente illustrato da Gina Triplett, e il memoir Sotto la falce.
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