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Le storie superbe . SUPERBIA
Alla fine amanti
In 21 Agosto 2016 da Redazione Seven BlogIl racconto terzo classificato di StorieSuperbe – La Lussuria
di Liviana Ceccarelli
Deve esserci poca luce in quell’angolo di mondo. Il sole si assottiglia pian piano e sibila, silenzioso, come un sospiro appena accennato. Un angolo di mondo dove la coltre delle nubi tende a scemare pian piano che si scende verso terra.
Un giaciglio nudo accoglie vapori e rugiada. Un mucchietto di vesti spiegazzate abbandonate in un angolo, sospira piano. «Sono stanca di girare il mondo», accenna languida un’ombra tutt’ossa che giace distesa.
«Resta con me. Non avrò occhi che per te e per le tue fattezze bianche e ossute», risponde deciso un corpo etereo dalle ombre di fuoco. Lui scorre petali di dita lungo la schiena d’ossa e risale lungo il collo fin sulla nuca. Una sosta nell’incavo fondo che sostiene la chioma fluente di assenti acconciature.
Lei si lascia toccare, schiava del suo padrone e dei suoi occhi di dardo.
Sdraiati, l’un l’altra accanto, si afferrano e stringono in un’ultima battaglia di corpi informi e, avvinti, dentro il grido buio di un sospiro a metà, si lasciano cadere a faccia in giù, opposti e persi, dentro la volta oscura che li avvolge e nasconde.
Silenzio. Solo il fruscio sommesso di due voluttà ansimanti.
La voce di lei, fievole e stanca, ferisce lo spazio muto che li avvolge.
«Ho voglia di avere un solo uomo, un solo letto e una sola casa a cui tornare. Non ho meta. Vago di strada in strada ad afferrare vite distrutte o ancora poco consunte e non ho tregua. Mi agghindo secondo i dettami e mi riservo la capacità di togliere istanti alla vita con arguzia e destrezza, ma mai le mie prede si chinano a me per ringraziare o applaudire», si lamenta indolente l’anima nera.
«Impossibile che tu venga amata per ciò che sei, se non da me», ribatte lui accecato di rosso astio. “Solo io ti possiedo oltre ogni desiderio e oltre ogni limite. Solo io comprendo fino in fondo la tua bramosia di possedere, di togliere vita per godere appieno di lacrime e dolore».
«E tu cosa ci guadagni? Cosa ne hai indietro?», si ritrae, mesta.
«Io ho te. Ho l’ebbrezza del momento. Mi disseto di un istante che brucia dentro lo stomaco. Ho i tuoi occhi senza luce e mi lascio folgorare dai tuoi baci senza fremiti di vita. Ho l’anima che impreca e urla nel momento ultimo della disperazione. Ho il rumore del fuoco che stordisce e l’ardore delle anime straziate che rinnegano la vita, pur di non lasciarla andare», grida avido Satana tentatore.
Egli allunga la mano per accarezzare Morte e lei si protrae e ritrae, con fare meticoloso e assorto. «Ho timore di non essere amata». «Credo non sia solo un timore. Io ne ho la certezza. Solo io ti amo come meriti». «Ho paura».
«Tu, paura? Tu sei l’altra metà del mondo, sei la vita in apnea, il mare che si inabissa, il vuoto quando le urla della disperazione cingono catene e si ripiegano su se stesse. Tu sei la forza che manca, un battito che viene meno, l’anima dilaniata e il rossore del tramonto che muore tra le braccia della notte. Tu non puoi aver paura. Niente è più grande di te, neanch’io. Neanch’io che sono il male che sovrasta, il delirio nella notte, l’inferno che brucia».
«Guarda laggiù, oltre quegli strati di nubi. C’è un vasto pascolo. È notte, ma un chiarore si affaccia sull’erba».
«E allora?», domanda curioso quel Satana dagli occhi infuocati con la coda sinuosa, punta da lingue di fiamme.
«Ho sentito in sogno una voce. Mi ha messo in guardia dicendo che qualcosa mi avrebbe sconfitto. Sussurrava la voce: Arriverà il momento in cui tu, Morte, perderai la tua forza e la tua fama. Sarai vinta e sfiorirai. Sarà la luce a spegnere il tuo buio, un sorriso ad asciugare le lacrime che spargi, sarà la vita a vincere. Questo mi sussurrava».
«Non dire sciocchezze. Niente può vincere la Morte. Nessuno può essere sovrano del tempo e della vita. Sei tu a decidere quando e dove. Solo tu».
«Guarda meglio. Laggiù, vedo uomini stanchi che si inginocchiano. C’è la luce laggiù e può vincermi».
«La luce non ha potere su di me. Posso fermarla. Negli inferi non l’ho mai lasciata entrare e mai ho dovuto combattere contro di lei. Non devi temere».
La Morte, assorta nei suoi pensieri, non ascolta più il parlottare del suo borioso compagno. Ripete tra sé: «Questa è una nuova luce. Una luce diversa dalle altre. Saprà sconfiggermi». Raccolta su se stessa, Morte si rannicchia fino a farsi piccola. Chiude gli occhi, in attesa della fine.
«Svegliati, ti sei addormentata? Guarda, laggiù non c’è più nessun uomo inginocchiato. Svegliati! Vedo solo un bambino. Che potere può avere un bambino in fasce in braccio a un’umile donna? Non è neanche un re. Ha solo una mangiatoia come culla».
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