Le opinioni superbe . SUPERBIA
Fausto Coppi
In 2 Gennaio 2017 da Fabio MuzzioNe ho leggiucchiato un po’, visto pochissimo, sentito raccontare, molto. Un mito, un esempio, l’incarnazione del riscatto, della vittoria per chi aveva perso tutto o quasi.
Sto parlando di Fausto Coppi, che mi torna in mente pensando agli occhi azzurri di mio padre, gli stessi che con gli anni si erano sbiaditi perdendo la lucentezza della gioventù, ma che quando si parlava del Campionissimo, di nuovo si illuminavano. Era stato l’idolo della sua adolescenza; mio padre, che da adolescente ha vissuto la guerra a casa e in casa, troppo giovane, per sua fortuna, per andare al fronte. E così, parteggiava per il garzone di salumeria – diventato l’Airone – e ne ascoltava le gesta alla radio fantasticando.
Un omino con le ruote
contro tutto il mondo
Un omino con le ruote
contro l’Izoard(Gino Paoli, 1988)
E ne parlava con gli amici. Era persino riuscito a vederlo di persona.
La mia passione per il ciclismo la devo a lui. Mio padre abitava lungo il percorso della Milano-Sanremo all’altezza dei chilometri dove partono solo i temerari e quelli alla ricerca di visibilità, perché nel gruppo si chiacchiera e il mare è ancora lontano. Ma la corsa era importante anche lì e la notte prima, a quanto pare, non si dormiva: si dovevano fare le scritte sull’asfalto e aspettare che passasse la Classica di primavera, praticamente un soffio che sposta la polvere a terra, regala il rumore delle catene e dei cambi e ti fa cercare i tuoi idoli. Quel soffio atteso per un anno e che in meno che te lo aspetti ti aveva già fatto girare a testa per vedere i corridori farsi più piccoli o girare la curva e scomparire: in questa frazione di tempo c’è pure il senso della vita.
Tra le diverse gesta, i Giri, i Tour, i record e i campionati del mondo, amava la Milano-Sanremo del 1946, quella della prima volta con la Bianchi, dove era diventato capitano, quella con la mitica maglia bianco celeste e del traguardo ligure raggiunto con 14 minuti di vantaggio grazie una fuga di 150 chilometri. Niccolò Carosio, chiamato a raccontare l’evento alla radio, era stato “costretto” ad annunciare la messa in onda di un intermezzo musicale nell’attesa del gruppo. Mio padre aggiungeva: Quando se ne andò, Bartali e gli altri dissero di lasciarlo fare, tanto non sarebbe mai arrivato e lui, invece, a Sanremo si era fatto pure la doccia per aspettare la premiazione!
E non mancava la citazione di Mario Ferretti, che durante la 17ma tappa del Giro d’Italia del 1949, la Cuneo-Pinerolo, descrisse l’amico di infanzia Coppi con la frase entrata nella storia del giornalismo sportivo:
Un uomo solo è al comando; la sua maglia bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi.
Parlando della sua morte ripeteva: Gli dovevano dare il chinino! Con l’Airone moriva un pezzo di giovinezza e tanti ricordi.
Oggi (mentre scrivo questo ricordo, ndr) sono 57 anni da quando Fausto Coppi è morto in seguito alla malaria, presa come è risaputo dopo una battuta di caccia in Africa.
La vita sportiva quando si è famosi non può nascondere quella privata e se ripenso al Campionissmo possiamo notare come i tempi siano davvero cambiati: nella sua vita fece scandalo e incise non poco sull’immagine dell’uomo la relazione con Giulia Occhini, la Dama bianca, in un’Italia bacchettona e fintamente perbenista, in cui era vietato il divorzio. Oggi, invece, susciterebbe scandalo e malumori un atleta che si diverte a fare battute di caccia in Africa.
E ora, la commovente dedica di Gino Paoli a Fausto Coppi.
Coppi - Gino Paoli
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Sette automobili tratte dai film italiani 28 Aprile 2024
- Lo sbarco di Anzio dal vivo 19 Aprile 2024
- Armando Testa 12 Aprile 2024
- Fantasia! 9 Aprile 2024
- Storie d’amore 2 Aprile 2024
Lascia un commento