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La vostra notte ha un soprassalto
In 2 Marzo 2020 da Diego BelloLa vostra notte ha un soprassalto roco
regali d’ansia e spine trapiantate
nel fianco, spinte e risospinte al gioco
d’uno stupore crudo. Ostili fate
inaridire inchiostro ché il fondale
è ruvido alla verga. Grani d’oro
nel solco liquido scagliate a pale
per valli, e salto senza presa coro
di stecchi germina in stridore al gelo.
Dentro la carne restano saldate
spine d’innesto – ovunque seme vivo
da un fiore nella gora. Senza velo
il transito funereo come rate
di rami decomposta nell’abbrivo.
Nota:
Sonetto ABAB, CDCD, EBF, EBF
Ha un soprassalto la notte di chi è crudele, di chi non ha pietà per gli altri, e si stupisce e gode del male che provoca. Il male inflitto può essere fisico, come le spine spinte e risospinte nel fianco (la reiterazione del verbo a sottolineare che trattasi di dolo, di premeditazione e non di semplice colpa), e psicologico. A emblema dei mali di quest’ultimo tipo si parla di quello che più di tutti potrebbe affliggere un poeta, uno scrittore, un artista, un estro creativo: la privazione della possibilità di esprimersi da ogni punto di vista (Ostili fate/ inaridire inchiostro ché il fondale/ è ruvido alla verga), la negazione (che può essere semplicemente non considerazione, disconoscimento, indifferenza, etc.) del proprio essere. La semina ostile di grani d’oro (intesa in senso ironico perché a volte le crudeltà inflitte appaiono lustre anche solo per nascondere la propria nefasta essenza) non attecchisce dovunque, ma dilava e scorre come in un solco liquido germinando solo un fascio indistinto un coro di stecchi, senza foglie e senza fiori, che non sono in grado di resistere al gelo (stridono, cioè stonano, sono dissonanti al mondo). Così, il dolore inflitto si trasforma nella carne delle vittime, diventa da trapianto innesto, e nasce un nuovo arbusto e un nuovo fiore, che da una gora sparge ovunque il proprio seme vivo. Infine il mondo, senza velo (senza più alcuno schermo, senza alcun pregiudizio che confonda la vista e senza il velo del lutto, cioè senza provare alcuna sofferenza per questa dipartita), può assistere al funerale della crudeltà, al transito d’una zattera piena di stecchi, già in decomposizione dal momento dell’abbrivo (cioè, in questo caso, la spinta per allontanarla dal mondo).