In-Viral . INVIDIA
#Fertilityday – Campagna 3-4
In 2 Settembre 2016 da Debora Borgognoni
E noi che vogliamo parlare solo di creatività! Qui non puoi assentarti un attimo che la storia infinita si colora di nuove sfumature al secondo, tanto che invece di domani, ve la piazziamo stasera. L’ultim’ora ci parla di una cifra da capogiro: 113 mila euro per la campagna in questione, realizzata dall’agenzia Mediaticamente, così come riportato da Wired.
Un filo di speranza alla Ministra lo diamo con la terza cartolina, in cui il colore principale trasmette allegria e amicizia. Peccato per la foto. Peccato per la presa per il culo. Peccato. Etc. Etc.
Curioso che a una prima ricerca in Google Images (Ministra, ho detto a-una-prima-ricerca su Gooooogle!) trovi la stessa immagine con titoli spagnoli. In italiano più o meno fanno: “sesso orale”, “come farlo godere”, “usi il vibratore?”, “il sesso orale per il tuo partner”, “orgasmo”. Be’, sì, mica il fertility day, cioè in italiano il giorno della fertilità (ma in inglese è più fico e fa più Generazione Erasmus, per citare il mio socio) promuove un amore platonico. No, vai, colpisci e affonda. Però, insomma, noi italiani siamo bigotti, il vibratore lo abbiamo tutte ma non si dice, e quando guardiamo la scena di Harry ti presento Sally diventiamo rosse di vergogna…
Però ammetto che sia tutto titoli e niente arrosto. La foto non scandalizza per la sensualità. Scandalizza e basta.
Questi due esseri umani non ben identificati sono su un divano (o letto) marrone. Di loro vediamo solo i piedi. Quelli di lei (che pare morta!) sono in mezzo e verso l’alto. Quelli di lui verso il basso circondando quelli di lei. La morta stringe (sempre coi piedi, ovviamente) una pallina da tennis con disegnato uno smile. Nello sfondo, a sinistra del fotogramma, si intravede un pasticcio colorato, che poi si capisce essere il cuscino. Troppo sfuocato per essere riconoscibile all’istante, troppo poco per non disturbare.
Sono poi coperti da un plaid verde-giallo che cozza terribilmente con il marrone del divano, il rosso impastato dello sfondo, il giallo canarino della palla, il rosa della pelle.
E la scritta arriva puntuale, ineludibile. «Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi. #fertilityday». La morta mi fa pensare alla donna sottomessa. E ditemelo voi, donne!, ditelo anche se siete italiane, represse e bigotte come vorrebbero vederci o averci gli uomini italiani (alcuni, per carità!), ditelo che la missionaria non ci fa avere orgasmi. Ditelo che in quella cazzo di posizione non c’è nulla di creativo.
Non basta scrivere “genitori giovani” in giallo per rendere simpatica la cosa, non basta uno smile su una palla, se no diventa la palla del #mecojone.
È vero, negli altri Stati campagne simili (ma mai dal punto di vista della creatività… ossia che lì c’è stata!) sono state accettate. Ma non dimentichiamoci che una campagna indetta dal Governo ha come target i suoi cittadini, non quelli degli altri Stati. Si deve rapportare con le norme giuridiche, con la cultura, con i problemi sociali, con le idiosincrasie dello Stato in cui la campagna la promuove. Non può, per esempio, non riflettere sul fatto che qui, in Italia, si parla ancora troppo spesso di femminicidio, che i tribunali ci (a noi donne) dicono di non mettere la minigonna per non essere stuprate, che durante i colloqui di lavoro ci dicono se abbiamo intenzione di fare figli o, se già li abbiamo, ci chiedono preoccupati se almeno il padre è presente. Che se lavori e rimani incinta, quando torni al lavoro nel migliore dei casi ti mandano in uno scantinato. Se non ti fanno mobbing. E se hai un lavoro.
Non puoi non pensare che i ragazzi, in questo Stato, fanno fatica a usare il preservativo, che nelle scuole a questi nostri figli (che «sono un bene comune») non si fa una vera educazione sessuale, che in questo Bel Paese esiste ancora un #familyday, pretesto per una posizione-contro. Contro. Contro le scelte, contro la diversità, contro il rispetto. E non si può non cercare di capire che siamo incazzate. Al femminile, perché questa campagna è per le donne, non ci dite il contrario. E noi siamo incazzate.
E poi vediamo delle babuccette fatte con i ferri da maglia. Verdi. (In America, in riferimento ai bambini che devono nascere, si dice sia il nuovo rosa: hanno tempo di dire certe puttanate, ma noi qui non ci facciamo caso perché il verde è quello della speranza). Intorno si arzigogola una decorazione con i colori della bandiera italiana. E ancora rimbomba quel “bene comune”, e anche se non hai mai vissuto il Fascismo pensi: «Mio dio, no!», e anche se quel verde speranza vorrebbe calmarti, ti senti stringere in una morsa per l’insieme di tristezza che evocano quelle babucce da neonato. Perché? Perché il soggetto è centrale. Minaccioso. Una scarpetta è appoggiata al suolo, “bloccata” dal nastro-bandiera italiana (che passa in un’asola della scarpetta per “legarla”) ma l’altra ha la punta leggermente in alto, come nell’atto del camminare, e ti immagini questa cosa che prende forma e che ti viene incontro, ti immagini un figlio-bene-comune che veste i colori della bandiera italiana e che quindi non è ancora nato ma non è ancora tuo. E cazzo, non lo vuoi! Il proletariato torna con questa quarta, raccapricciante cartolina. Torna nel copy, dai colori verde e rosso su sfondo bianco, torna nella centralità della scritta, nelle parole calde: costituzione – tutela – procreazione. Torna nel predicozzo: cosciente – responsabile. Nel punto alla fine. E il tutto finisce così. Finisce questo quartetto nel peggiore dei modi. Ed è vero, speri che il responso del test di gravidanza ti dica: vattene in un altro Paese (rif. Meme Spinoza).
Magari un Paese dove la creatività conta ancora qualcosa. Dove anche tu vali ancora. Valiamo di più di queste immagini patetiche. Incazziamoci.
Pretendiamo. Chiediamo di meglio.
#Fertilityday – Campagna 1, #Fertilityday – Campagna 2,
2 commenti
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Sette automobili tratte dai film italiani 28 Aprile 2024
- Lo sbarco di Anzio dal vivo 19 Aprile 2024
- Armando Testa 12 Aprile 2024
- Fantasia! 9 Aprile 2024
- Storie d’amore 2 Aprile 2024
Lascia un commento