Letti Nuovi . LUSSURIA
Afrodite bacia tutti
In 3 Giugno 2017 da Debora BorgognoniUn po’ mitici, molto noi.
Afrodite bacia tutti di Stefania Signorelli, appena edito da Prospero Editore (anno 2017) a prima vista è una raccolta di racconti ispirati alla mitologia greca. A prima vista, appunto. Perché in realtà quegli dei, quegli eroi, quelle leggendarie figure mitologiche sono gente come noi, ben calata in questa società. O meglio, nella società che possiamo definire contemporanea, quella che ripercorre l’Italia dagli anni ’70 a oggi, con le tematiche calde che l’hanno contraddistinta, politicamente e umanamente. Esempi? Eccome: il referendum sul divorzio, il governo Berlusconi e le inchieste sulle Olgettine, le polemiche sui migranti, la patologia dell’Hikikomori e l’isolamento social. Per citarne alcuni.
E a prima vista, dico, perché sotto sotto, negli strati più sottili di questi tredici racconti dallo stile a volte sfuggevole (ma tornerò su questo termine) c’è un ineludibile elenco dei sette peccati capitali. Ora, non è che siamo fissati perché abbiamo un blog che si basa su questa tematica. E in fondo non è nemmeno una tematica da prendere come qualcosa di separato e separabile dal resto della vita, dalle esperienze esistenziali. I vizi sono parte della natura umana, affascinante e mostruosa proprio perché difficilmente controllabile nell’effetto finale del loro dosaggio.
Così ritroviamo un noi-Mida avaro senza neanche saperlo, che parla come parlerebbe il miglior Matteo Salvini, e quelle frasi ad effetto lette su tanti profili Facebook ci paiono ora finalmente e ridicolamente contestualizzate:
Al limite, dico, aiutiamoli a casa loro. E no, meglio farli venire tutti qua, dicono i buonisti. Ma sì, che ci invadano senza nemmeno la fatica di un esercito!
E la moglie di Mida, che non ha un nome perché è una come tante, zitta, di fianco a uno come tanti che semplicemente ha la fortuna di trasformare in oro quello che oro non è, gli vorrebbe fare la domanda che non gli farà mai.
Il sogno attraversa da capo a piedi la moglie di Mida che si toglie il pigiama. Balena una cosa nell’iride che si stacca. Adesso glielo chiedo. Voglio proprio vedere che faccia fa. Pensi davvero di poter fermare la Storia con le leggi? Mida, rispondi.
Ma c’è anche un noi-Penelope, lussuriosa e nostalgica, nostalgica di lussuria, particolarmente ispirata in un amore che la soffoca eppure alle prese con un amministratore di condominio che fa domande inopportune.
La candela sotto il quadro della Madonna l’ho accesa anche stanotte, pur con tutti i dubbi, mi ipnotizzo con la solita fiamma che ondeggia sinuosa. Si allunga e si accorcia. Invita ad arcani dialoghi, eppure non è una cosa solida, anzi tremula e incerta.
E un noi-Narciso che vive di superbia, lui e i suoi dispositivi elettronici che portano a quello specchio estremo in cui l’essere umano diventa liquido, diventa il re incontrastato all’interno della propria cameretta.
Una noi-Persefone, con pochi slanci emotivi, in una vita costruita dentro pareti prive di domande, perché l’accidia nei sentimenti è comoda e non richiede cambiamenti.
Accetto le cose per quello che sono e dove sono. Cosa potrei fare io? Non sono in grado di cambiare nulla.
Ma anche una noi-Megera invidiosa della migliore amica che le ha rubato il fidanzato e se l’è pure sposato, che cerca di distruggerne il matrimonio con la peggiore delle vendette. E un noi-Achille iracondo senza darlo a vedere, dagli occhi azzurri con mille sfumature e il piglio del leader.
Teseo e Arianna lasciano senza fiato, e non è solo la gola a portarci dentro il loro mondo. Che è sì fatto di vini dai nomi altisonanti e di cibi descritti come se li avessimo dinanzi, ma è pure una gola fatta di ricordi, anche un poco amari, di stream of consciousness che vorresti far aderire, per un attimo, alla tua vita.
A più di cinquant’anni da quei sogni immobiliari tu sembri una macchia di inchiostro azzurra con le scarpe rosse e una spilla corallo. I gioielli non brillano più. Hai un volto molle di dolore, le palpebre cascanti. Io non so cosa sembro: sono contento di non vedermi.
Ecco perché sono sfuggevoli, questi racconti. Perché lo stile è un attimo intimo, un attimo un esercizio, e poi torna ad accarezzarti e poi ti manda a qualcosa di informe e onirico che non sai afferrare.
Di certo Stefania Signorelli ha trovato un modo per entrare nelle nostre case lasciandoci credere di essere anche un po’ eroi.
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