Le storie superbe . SUPERBIA
Lo sconforto di Teresina
In 2 Gennaio 2022 da Caterina LevatoLa sera era calata dolcemente, nella stanza si sentiva solo il lento ronfare del gatto e il crepitio del fuoco nel camino. Teresina stava sprofondata nella poltrona, aveva bisogno di riposare il cervello, perché tutto l’andirivieni della lunga giornata le aveva fatto venire i capiturn, un forte senso di vertigine le confondeva i pensieri. In più sentiva la mancanza di Tommaso che, per qualche mese, era venuto a stare con lei.
Quella mattina sveglia e serena si era diretta all’ufficio postale. Purtroppo però lo aveva trovato chiuso per sanificazione, almeno così dicevano quelli che aveva incontrato per strada. Che pure era vero che nonostante il terzo vaccino molti si ammalavano ancora, come un raffreddore, ma sempre du’ virùs si trattava. Così, senza fare due più due, si era diretta all’ufficio dell’altro rione. Non è che ci teneva assai ad andare tra quei forestieri, ma quando uno prende un impegno lo deve portare a termine. Così piano piano era arrivata a destinazione, stanca, un po’ affannata, co sta mascherina du demonio che le toglieva il respiro aveva visto un gran folla di persone. La macchina che dava i soldi non funzionava, per prendere il numero stava una fila impossibile, ma chi ha un impegno le deve portare avanti, così armata di buona volontà era riuscita a impossessarsi del numero A108. Stavano più di venti numeri avanti a lei e posto a sedere non ne stava. Pure che eri vecchia ti dovevi accontentare.
Nessuno le dava la parola perché stava fuori quartiere e quindi, visto che le orecchie stanno per quello, ascoltava i discorsi intorno. Una signora bionda che pareva la principessa d’Inghilterra, diceva sempre u stess fatt. I vaccini, i vaccini, i vaccini… ora li faremo ogni quattro mesi, pieni di virus ci stanno a fare, e poi vedremo le conseguenze! E un’altra aggiungeva: invece di inventare la cura hanno fatto la vaccinazione ogni poco, che così guadagnano un sacco di soldi. Una terza voce si aggiungeva al coro: e le conseguenze, ne vogliamo parlare? Ma non a noi che stiamo in menopausa, ma per i giovani… che pure i maschi diventano sterili.
Teresina teneva la pazienza, ma pure se ignorante scema non era e non ne poteva più. E tutti i morti dell’anno prima se li erano scordati? e che stavano chiusi a casa come i topi in gabbia, non ci pensavano più?
Dopo venti minuti e passa di rimestare u stess fatt, Teresina sentiva salire la nervatura, le gambe le dolevano e della santa pazienza non c stav chiù nudd. E quando la signora bionda, la principessa, sbottò con la domanda: ma che li hanno fatti fare questi vaccini?
A tono alto e un po’ incazzato Teresina rispose: per non farci morire all’ospedale.
Tutti si voltarono a guardarla, la bionda ammutolì e pure le altre non sapevamo che rispondere.
Stanca e scocciata Teresina si era ritirata a casa, aveva messo in tavola una minestrina leggera e si era seduta alla poltrona e da lì non si era più mossa. E pensava che non voleva più uscire di casa, che la gente parla solo perché ha la bocca, ma che il cervello loro tiene la spina staccata di giorno e di notte. Pure quando Tommaso l’aveva portata insieme alla commara a fare la terza dose, tutti a dire: ma che vaccino ci fanno? quello è buono, quello è brutto. Ma che ne sanno loro, mo tutti scienziati in Italia. Che poi problemi seri ce ne stanno sempre tanti, proprio Tommaso, ma proprio lui aveva dato tanti pensieri alla commara. Insomma Tommaso aveva detto a casa che teneva un fidanzato, si sa che la natura non è uguale per tutti, ma il papà di Tommaso aveva fatto la faccia brutta e il giovanotto era scappato da Teresina, complice la nonna che glielo aveva consigliato, per non stare con i genitori finché il padre si calmava. Era stato bello avere a casa quel giovane così garbato e gentile, ora al padre l’arrabbiatura un po’ gli era passata, ma ne stava di strada da fare per convincerlo del tutto.
Il fuoco ormai era diventato brace e Teresina comprese che era ora di dare da mangiare al gatto, mentre versava quasi controvoglia i croccantini nella ciotola le venne in testa l’idea migliore della giornata: all’ufficio postale, domani, avrebbe mandato Tommaso, che quello era sempre servizievole. Così un po’ più serena si infilò sotto le coperte e il fido gatto le si acciambellò sui piedi come lo scaldino più morbido del mondo.
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