INVIDIA . Lector In Invidia
Polvere di comete
In 20 Dicembre 2018 da Attilia Patri DPCi siamo quasi.
Giorni di attesa, di preparativi, di incontri, di brindisi e di auguri vicini all’albero illuminato, di asce seppellite per alcuni giorni, di liste della spesa riempite come se non ci fosse un domani, di mercatini, di cucine a fare straordinari con i quattro fuochi accesi sotto alle pentole, di profumi e aromi, di corse per cercare l’ultimo pensierino, di cene aziendali serene o avvelenate dal collega che sembra abbia sempre più fortunato di altri, di case tirate a lucido per accogliere parenti ed amici.
Ci siamo quasi. Quasi a Natale, con tutte le sue sfumature di magia, malinconia, contraddizioni.
Anche il cielo ci ricorda che ci siamo quasi mentre attorno si compiono i gesti della tradizione che accompagnano la festività tra decorazioni scintillanti, statuine, capanne, stelle comete. Anche il cielo quest’anno ha la sua Cometa di Natale da esibire tra nuvole, inquinamento luminoso, e una Luna dispettosa che non vuol cedere il posto alla nuova venuta, la 46P/Wirtanen, a soli undici milioni di chilometri dalla Terra e ventesima cometa più vicina mai vista.
Magia in cielo che ci riporta all’infanzia, al racconto del viaggio dei Magi, alla tribolazione di Maria e Giuseppe, al miracolo della nascita, al bue ed asinello a riscaldare, la paglia ad accogliere, la scia della coda di una stella che indirizza e guida verso un Bambino dal destino segnato dall’Alto e l’infanzia che continua nel ricordo di quel Gesù Bambino che, in quella notte di transito verso la festa più attesa, portava i doni ai bambini buoni.
46P/Wirtanen, la Cometa di Natale 2018, se vogliamo, è solo una favola relativamente moderna, una suggestione.
Non si parla di comete nei Vangeli ma piuttosto di aster, stella intesa come luce fisica o interiore che guida, simbolo del Principio da cui tutto si diparte, e non ne troviamo nelle iconografie dei primi cristiani nelle catacombe dove la Natività non era narrazione ma veniva rappresentata essenzialmente attraverso immagini-segno con la simbologia del Buon Pastore. Più tardi, nel VI secolo, il mosaico di Sant’Apollinare a Ravenna, sopra ai Magi, presenta ancora una stella a otto punte ma senza chioma né coda.
Per la stella “classica da presepe” come la conosciamo noi, quella della nostra abituale tradizione, bisogna aspettare il 1303, Giotto e la sua Adorazione dei Magi, nel ciclo di affreschi sulla vita di Gesù presenti nella Cappella degli Scrovegni a Padova. La cometa qui raffigurata, grande e lucente, sembra vibrare con energia e sembra dominare la volta celeste con la sua stella raggiata, a formare il luminoso centro di condensazione all’interno della chioma, e la sua coda striata che conferisce dinamismo all’arco tracciato dal percorso attraverso il cielo.
Per il suo affresco, Giotto avrebbe tratto ispirazione dalla Cometa di Halley osservata durante il passaggio del 1301-1302 rifiutando, così, le costrizioni del simbolismo astrologico dell’epoca e le convenzioni medievali che ritenevano la cometa un oggetto celeste annunciatore di eventi disastrosi.
Ci vollero ancora anni prima che la stella con la coda diventasse una delle espressioni simboliche naturali della Natività nell’iconografia religiosa e si radicasse definitivamente nella tradizione popolare perdendo il suo primitivo simbolismo negativo e assurgendo a segno di un evento divino in grado di dare e diffondere luce.
Che ci accompagni la favola o la suggestione, la Cometa 46P/Wirtanen sarà ben visibile a Natale quando, con la Luna in fase calante, dopo il tramonto, ci sarà un’ora e mezza di buio pieno e sarà possibile osservarla mentre si allontanerà lentamente, diventando sempre meno luminosa. Di nucleo relativamente piccolo non potrà produrre abbastanza polvere e gas per creare una coda come quella sfavillante della cometa Hayakutake nel 1996 o della cometa Hale-Bopp, la C/1995 01, la Grande Cometa del 1997, visibile ad occhio nudo per ben diciotto mesi, la più osservata del XX secolo.
Che ci accompagni la favola, la suggestione o la razionalità quello che noi osserviamo in cielo è una semplice cometa, un corpo celeste considerato minore all’interno del Sistema Solare, al pari di un asteroide, e composto prevalentemente da sostanze volatili ghiacciate, roccia e metalli; un insieme di biossido di carbonio, metano e acqua mescolati con aggregati di polvere e vari minerali rivestito di ghiaccio. Ha dimensioni che vanno da pochi chilometri a decine di chilometri di diametro, ruota su un proprio asse, si muove su orbite e, come i pianeti e gli asteroidi, è attratto dal Sole. Il passaggio vicino all’astro principale del Sistema provoca la sublimazione del ghiaccio in superficie che passa dallo stato solido direttamente a quello gassoso, senza passare per lo stato liquido, creando l’effetto coma o chioma sul nucleo centrale e l’effetto coda spinta dal vento solare.
Razionalmente, quindi, la cometa che noi vediamo è solo il risultato di un processo chimico-fisico all’interno del Sistema Solare. Se guardiamo invece con la suggestione, quello che osserviamo è il Natale, il Natale per eccellenza, anche se la cometa si fa strada nel cielo di Ferragosto durante il bagno e il falò di mezzanotte.
Volendo rimanere razionali dovremmo ricordarci che quasi ogni notte c’è una cometa che, pur rimanendo invisibile, transita vicino alla Terra; altre, dette di breve periodo, si manifestano, invece, ciclicamente a intervalli abbastanza regolari e ravvicinati cosicché, condizioni atmosferiche permettendo, possiamo ammirarle anche più volte nel corso della nostra vita; altre ancora, quelle di lungo periodo, possono transitare anche ogni duemila anni. Di medio periodo è la Cometa di Halley, 1P/Halley, che compare con regolarità ogni settant’anni e il primo avvistamento documentato risale al 66 d.C. ed è rintracciabile anche nel testo ebraico Talmud:
Esiste una stella che appare una volta ogni settant’anni, e rende confusa la volta celeste inducendo in errore i capitani delle navi;
l’ultimo passaggio è stato nel 1986 e il prossimo, dai calcoli astronomici, sarà nel 2061. Di lungo periodo è, invece, la Cometa di Hale-Bopp che, dopo il 1997, dovrebbe ricomparire tra 2.380 anni. Penso che, per razionalità, non si offenderà nessuno se non sto qui a far somme precise e non fissiamo un appuntamento con il binocolo.
Esistono per contro anche comete che hanno un’esistenza davvero breve schiantandosi letteralmente contro il Sole che le attrae, ed altre che, con i ripetuti passaggi vicino al Sole, perdono progressivamente gli elementi volatili residuando solo il nucleo di materiale roccioso che, secondo la densità, può trasformarsi in asteroide inerte oppure svanire in una nuvola di polvere. Polvere di stelle che, insinuandosi nell’atmosfera terrestre, danno vita alle scie luminose che si chiamano meteore o più comunemente stelle cadenti, quelle stelle alle quali affidiamo goliardicamente desideri, anche se non sono stelle.
Tra razionalità, favola e suggestione, la cometa 46P/Wirtanen ci accompagnerà in questi giorni verso un nuovo Natale al quale ognuno di noi attribuirà i propri significati più intimi e, intanto, si allontanerà col suo strascico, fatto anche di polvere.
Le comete? Dei sassi cosmici, nient’altro che sassi cosmici.
Margherita Hack
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