IRA . Racconti da Kepler
Quelle magliette rosse di Panatta e Bertolucci
In 18 Dicembre 2015 da Il ViaggiatoreManca una settimana a Natale anche qui a Santiago del Cile. L’anno è il 1976 e il luogo è il centrale in terra rossa Anita Lizana. Si sta disputando la seconda giornata della finale di Coppa Davis numero 65 e a sfidarsi sono i padroni di casa e l’Italia che è in vantaggio per 2 a 0. Per l’Italia è la terza finale e ha già perso due volte.
Qui l’aria è quella pesante della dittatura, quella feroce di Augusto Pinochet: sono tre anni che ha rovesciato la democrazia di Salvador Allende, con tanto, si legge e si sente, di benedizione da parte degli Stati Uniti.
Siamo in quasi seimila in questo catino e il caldo si fa sentire. La temperatura è stata ed è forse più alta in Italia ma per le polemiche: qua, secondo molti, non si doveva venire a giocare. Boicotaggio è diventata la parola d’ordine: i sovietici si sono rifiutati di giocare la semifinale, gli italiani dovevano farlo con la finale. Così non è stato.
Il Governo Andreotti, se ne è lavato le mani, per così dire, in sostanza non schierandosi, lasciando a Coni e Federtennis la decisione. L’astro nascente della politica Bettino Craxi è contrario, al pari del cantante Domenico Modugno. La Sinistra comunista si è battuta fino alla fine e ha guidato il fronte del no, anche se sarà proprio il Segretario del Partito Enrico Berlinguer a far cambiare la rotta verso il sì, complice anche uno scambio di idee con il leader omologo cileno Luis Corvalán, che teme nel boicottaggio l’ulteriore affermazione del dittatore.
In Italia, ho visto dalle immagini televisive e letto sui giornali, si scende in piazza al grido di No al viaggio in Cile!, Niente Davis, si resta a casa! o ancora Non si giocano volée/con il boia Pinochet ma i tennisti con in testa il Capitano non giocatore Nicola Pietrangeli, qui ci volevano proprio venire: perché lo sport è sport e va onorato. Lasciare la famosa insalatiera d’argento, che vedo qualche gradone più sotto, senza giocarsela, in fondo sarebbe stato sbagliato e una sorta di resa anche dal punto di vista democratico.
La squadra ho scoperto è la più forte di sempre: Adriano Panatta è la stella, reduce dalle vittorie dei due tornei più importanti sulla terra rossa: Roma e soprattutto Parigi. Al suo fianco lo storico compagno di doppio, amico anche fuori dal campo, Paolo Bertolucci. E poi Corrado Barazzutti, che definiscono il maratoneta, per l’abilità di allungare i palleggi da fondo campo e gli incontri. E poi Tonino Zugarelli, la riserva di lusso, abile sull’erba. Dall’altra parte i padroni di casa con Jaime e Alvaro Fillol, Patricio Cornejo e Belus Prajoux Najard: i sudamericani partono sfavoriti, ma contano sul campo amico e un’atmosfera favorevole. Un regime si rafforza anche con le imprese sportive e vincere sarebbe fondamentale. E loro lo sanno bene.
Oggi è il giorno del doppio: da una parte Jaime Fillol/Patricio Cornejo, dall’altra Adriano Panatta/Paolo Bertolucci. L’Italia può chiudere la sfida.
Dilungandomi in questo resoconto siamo già ben oltre le presentazioni, gli inni nazionali e il riscaldamento: la contesa è già un set pari, 6-3 2-6 se guardiamo il tabellone dalla parte dei cileni.
Sono qui non solo per vivere una contesa sportiva di uno sport che ho scoperto e iniziato anche ad amare ma per il gesto politico fortemente voluto dal numero uno italiano, quello che negli slogan è diventato Panatta milionario/Pinochet sanguinario perché essendo un arricchito è diventato nell’immaginario uno di Destra.
Grazie al suo carisma e all’amicizia con il compagno di doppio, inizialmente contrario (ho assistito al confronto ma il dialetto romano mi è un po’ ostico e credo che sia meglio così) propone e ottiene di scendere in campo non con la maglietta bianca o blu italiana, indossata nella prima giornata, ma con la maglietta rossa, a testimonianza di una presa di posizione netta contro il regime di Pinochet, che non si è visto nemmeno oggi. In tribuna d’onore c’è invece Gustavo Leigh Guzman, membro della giunta militare al potere e Comandante dell’aereonautica.
L’atleta e l’uomo, con simpatie mai celate di Sinistra, aggiunge qualcosa di molto significativo e di maggiormente rilevante anche rispetto all’impresa sportiva.
Il disappunto da parte di molti cileni è stato evidente e forse la contesa vive anche di questo. Nel frattempo la coppia italiana si aggiudica il terzo set 6-3 e si va al riposo con gli azzurri, si chiamano così, giusto? in vantaggio per due set a uno.
Al rientro in campo Panatta e Bertolucci indossano nuovamente la maglietta blu con la quale ottengono il quarto set e chiudono con un entusiasmante 9-7, dopo tre ore e aver sprecato ben tre match point, aggiudicandosi quel terzo punto che significa Coppa Davis, la prima e unica per l’Italia.
Italia-Cile 4-1 (Finale Coppa Davis 1976)
La gioia per l’impresa è anche una vittoria della Democrazia sulla dittatura. In fondo le paure per quanto accaduto in Cile incideranno notevolmente anche sulla politica italiana, che sta vivendo il decennio forse peggiore e delicato da quando è terminato quello che chiamate il secondo conflitto mondiale.
Peccato che la televisione, per una decisione politica, non trasmetta l’incontro, finendo così nel vanificare un’impresa che rimarrà nella storia dello sport anche per due magliette rosse.
Alla prossima!
Per chi desiderasse vedere una sintesi dell’impresa cilena clicchi qui
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