Le storie superbe . SUPERBIA
Con gli occhi di un bambino
In 17 Luglio 2016 da Redazione Seven BlogIl racconto terzo classificato (ex aequo) di StorieSuperbe – L’Ira
di Anna Zirilli
«Quando sarai grande capirai».
Mia madre mi ripete sempre questa frase, a me sembra già tutto chiaro. Gli adulti sono proprio incomprensibili, sarà colpa dello stress. Lo stress deve essere qualcosa che sta nel cibo. Ieri sera a tavola papà deve averlo ingerito, stava mangiando l’insalata, che per fortuna a me fa proprio schifo, quando ha cominciato a trasformarsi: i suoi begli occhi azzurri sono diventati di fuoco, le narici si sono dilatate e la bocca ha assunto una smorfia che un po’ mi faceva ridere e un po’ mi faceva paura. Ha preso il piatto e lo ha sbattuto sul pavimento mentre urlava a pieni polmoni che mancava il sale. Mamma cercava di calmarlo, ma lui diventava sempre più arrabbiato, io mi sono nascosto sotto il tavolo. Continuava a ripetere, con una voce strana, che l’insalata si chiama “insalata” perché c’è il sale e che la pressione alta gliela facciamo venire noi, non il cloruro di sodio. Ha lasciato la cucina sbattendo la porta così forte da far tremare tutta casa.
«Mamma, cos’è il cloruro di sodio?».
Non mi ha risposto, forse non lo sa neanche lei o non mi ha sentito, continuava a soffiarsi il naso.
E pensare che fino a qualche a tempo fa credevo che lo stress fosse una cosa che si trova nell’aria, come l’inquinamento: c’è, ma non si vede.
«Non ti impressionare caro, è tutta colpa dello stress».
Aveva detto mia nonna quella volta che nonno Mario al parco si è trasformato in un bufalo impazzito solo perché avevo dato un calcio al pallone così forte da farlo cadere nel laghetto. Sembrava matto, è arrivato anche un vigile urbano, mamma non ci credeva perché dice che i vigili non ci stanno mai quando servono, invece c’era per davvero! Era buffo il nonno, si era tolto il cappello e lo aveva buttato per terra, aveva cominciato a camminarci sopra fino a farlo diventare un cencio sporco. Diceva un sacco di parolacce, la nonna mi ha tappato le orecchie, ma qualcosa io riuscivo a capire. È a causa di quelle brutte parole che è arrivato il vigile. Per poco non lo portava in prigione.
«Nonna, che cos’è “l’oltraggio”?».
La mia nonnetta è un po’ sordina e non deve aver capito bene la mia domanda, ecco perché mi ha dato quella strana risposta.
Ora che ci penso forse lo stress non è una cosa che si mangia, neanche una cosa che si respira, deve essere una specie di virus, come la scarlattina. Alice, la mia cuginetta, aveva avuto la scarlattina, ha dato un bacio a Lorenzo e anche lui si è ammalato, gli è venuta la lingua come un lampone e si è riempito di macchie rosse sul corpo. È più o meno quello che è successo a me stamattina: mio padre, che è ritornato normale dopo la storia dell’insalata, mi ha accompagnato a scuola e, prima di lasciarmi in classe, mi ha salutato con un bacio, non lo fa mai. Io mi sono strofinato bene la guancia, i baci non mi piacciono, sono cose da femmine, ma deve avermi contagiato lo stesso. Ero tutto eccitato, come quando la sera bevo la Coca Cola, poi mi sembrava di avere nello stomaco la pentola a pressione di mamma pronta ad esplodere. Doveva essere piena di tanti piselli questa pentola a pressione perché quando è scoppiata sono diventato come Hulk, verde dalla rabbia e ho riempito di pugni e schiaffi il mio compagno di banco Michele: aveva spiaccicato sul vestito di Susanna la mia merenda. Più colpivo Michele e meglio mi sentivo, fino a quando la maestra mi ha agguantato e trascinato in un angolo.
«Alessandro! Sei impazzito, che ti ha preso?».
Ho visto la faccia di Michele, era terrorizzato, gli usciva il sangue dal naso. Possibile che fossi stato io a ridurlo così? Non poteva esserci che una spiegazione:
«È lo stress maestra, non ci fare caso…»
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