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Naufraghi
In 31 Luglio 2016 da Redazione Seven BlogIl racconto vincitore di StorieSuperbe – La Lussuria
di Gianfranco Monaca
L’aveva pescata al largo di Lampedusa la Guardia Costiera credendola morta, un marinaio stava per sigillare il sacco di plastica nera quando ebbe un sussulto di vomito e diede un lieve colpo di tosse. «Questa è viva!» disse l’uomo senza emozione apparente: era in mare da diciotto ore e le emozioni a quel punto erano un lusso che non si poteva permettere. La motovedetta solcava l’acqua grigia in quella stanca mattinata di tempesta. Lasciò la sopravvissuta al personale sanitario e cominciò a organizzarsi per l’attracco. La plancia brulicava di corpi maleodoranti stremati dalla speranza. Sorridevano. Sorridevano a una speranza che solo i disperati possono avere, perché non sanno quello che li aspetta. Come nei western di secondo livello, quando il negro è sfuggito alla corda e si è nascosto tra le piante di cotone, mentre i cani lo cercano lontano.
Avevano sentito dire che lì, in quel paese della cuccagna, i gatti mangiano manicaretti di pollo e verdure, ma questo è niente, vanno a farsi la doccia profumata in bagni speciali apposta per loro. E non solo lì, ma in tutto quel continente della felicità a cui stavano per approdare.
La rediviva fu scaricata in una barella insieme con quel carico di umanità dolorante e si ritrovò in un letto pulito. Le chiesero come si chiamasse e qualcuno scrisse il suo nome e il suo numero su un documento: la fecero mangiare e dormire, e quando fu in grado di camminare la mandarono in un centro che si diceva di accoglienza. Trovò qualcuno con cui poté parlare nella sua lingua e rientrò nel paese dei vivi. Seppe che qualcuno l’avrebbe cercata per occuparsi di lei: qualcuno chi?
Le sue giornate vuote ridiventarono giornate di attesa. Voleva potersene andare di lì a cercarsi un destino nel paese dei gatti che mangiano manicaretti di pollo e verdure e si fanno il bagno profumato.
Quel qualcuno l’avvicinò con il tono del padrone: vuoi lavorare per me? Parlava la sua lingua, lo seguì in silenzio: si era aperta la strada del destino?
Gli consegnò i documenti che aveva ricevuto quando era uscita dall’ospedale e aveva conservato con cura. Partì in un furgone di notte con altre due ragazze: la fecero scendere dopo un breve viaggio, salire delle scale finché si trovò, sola, in un alloggio squallido di chi sa quale periferia, con una sedia e un lettino. Aspettava il suo Destino.
Il Destino entrò dalla porta, un uomo robusto di mezz’età. Le diede uno sguardo, la spinse sul lettino e la violentò tenendole una mano sulla bocca. «Hai capito?», le disse. «Questo sarà il tuo lavoro, e se farai la brava di lavoro ne avrai molto».
Aveva capito. Con quel lavoro aveva pagato il prezzo dell’imbarco che le aveva dato il diritto di naufragare proprio in vista del paese in cui i gatti mangiano manicaretti di pollo e verdure. Qui, in quella soffitta-prigione, aveva capito che sarebbero arrivati molti gatti affamati di manicaretti di pollo, ma il manicaretto era lei, e il titolare del mercato avrebbe riscosso il prezzo del servizio. Non disse nulla, come il negro fiutato dai cani nel campo di cotone, seguì il mercante ed ebbe un posto in vetrina, lungo una strada che partiva da nessun luogo per arrivare da nessuna parte.
Ogni tanto il suo padrone la caricava in macchina per sbarcarla in qualche stanza d’albergo e le diceva di fare la brava perché questo era uno importante. Gatti bavosi che chiedevano servizi che la ripugnavano. Riusciva a non pensare che se fosse morta nel naufragio sarebbe stato meglio.
Sulla strada aveva cominciato a legare con la sua “collega”, nei tempi morti discorrevano come vicine di banco, guardinghe sempre perché non fidarsi è meglio. Ma una volta una delle due aveva qualcosa da raccontare: un cliente aveva detto, in inglese, che non sono solo gli uomini a fare usa e getta delle donne: una contessa che abitava in un castello tanti anni fa si portava su la meglio gioventù e dopo l’uso li faceva passare per un corridoio segreto dove c’era una botola che li inghiottiva per sempre.
All’altra venne in mente un racconto che la nonna le ripeteva come una filastrocca: un re era salito in terrazza e aveva visto al bagno la moglie del migliore dei suoi generali, se l’era fatta portare e se ne era servito abbondantemente, mentre il marito generale stava al fronte. Quando si scoprì che la signora era incinta, il re trovò una soluzione regale: richiamare il marito per consultazioni strategiche durante le quali avrebbe potuto dormire con la moglie. Il generale tornò, parlarono di cose militari ma non volle entrare in casa, per non cedere al fascino della vita privata facendolo prevalere sul pubblico interesse, e ripartì. Il re trovò una soluzione altrettanto regale, incaricò un agente segreto di organizzare come missione speciale un assalto improvviso guidato dal generale in persona, ma di organizzare la cosa in modo da lasciarlo solo di fronte alla difesa avversaria.
Il generale tornò come un eroe, avvolto nella bandiera, i dignitari lo piansero sinceramente, il popolo applaudì e il sovrano si guadagnò, in più, la fama di magnanimo protettore delle vedove e, degli orfani.
C’è sempre un vitello grasso che paga la festa del ritorno del figliol prodigo. Bisognava adeguarsi alla cultura dell’occidente cristiano, là dove i gatti mangiano manicaretti di pollo e verdure e fanno il bagno nel profumo. Il paese in cui gli importatori clandestini macellano allo scoperto carne miracolosamente convertita a chilometro zero. Così aveva detto uno in tivù: se vengono a casa nostra, devono adeguarsi alla nostra cultura e alle nostre leggi, e tutti l’avevano applaudito.
Lei si adeguava.
Anche questa volta toccava a lei.
Si fermò un’auto con i fari abbassati. Un cliente, o un’ispezione, o tutt’e due, se il racconto della nonna aveva un senso.
VINCITORE
Gianfranco Monaca
TITOLO
Naufraghi
La motivazione della Giuria è la seguente:
Il «carico di umanità dolorante», il «paese dei vivi» e quello dove i gatti mangiano cibi prelibati e usano il profumo, l’ingenuità che si scontra con quel «posto in vetrina», la «carne miracolosamente convertita a chilometro zero». Solo parole, che trascinano immagini ed evidenti denunce sociali: parole pesanti e lorde di mondo. E così scopriamo pian piano che il destino diventa una cosa scomoda, e porta la lettera maiuscola. Il Destino ha un corpo sgradevole con cui fare i conti. Con cui la disperazione è un singulto, con cui la realtà va reinventata per sopravvivere. Donne della lussuria, donne che non hanno sogni, donne morte pur vivendo. Naufraghe.
Biografia dell’Autore in un Tweet:
Maturità classica, laurea in sociologia, animatore culturale, ex funzionario comunale, volontario in promozione del Territorio.
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