Le storie superbe . SUPERBIA
Cosa succede dietro quelle persiane chiuse
In 14 Agosto 2016 da Redazione Seven BlogIl racconto secondo classificato di StorieSuperbe – La Lussuria
di Alessandra Simonatti
Gennaio inoltrato. Buio. Il paese è quasi deserto. Per la viuzza un gatto attraversa guardingo ma con lentezza. Le vibrisse in perlustrazione, l’orecchio teso. Un ritmico alternarsi di passi ravvicinati. Si capisce benissimo che è una lei, sui suoi tacchi vertiginosi.
Voltato l’angolo si stringe il paltò al petto, una folata di vento la investe facendola rabbrividire, ma il ritmo del passo non cede.
Si volta, controlla. Un lampione attaccato all’angolo della via illumina una porzione di vicolo dove proprio in quel momento sbuca dalle grate della fogna un ratto. Grosso e peloso con la coda glabra e carnosa, come il gatto di poco prima non si preoccupa del freddo e con lentezza, a ridosso del muro, come a pararsi dell’insidioso vento invernale, gira l’angolo per infilarsi in un buco tra due pietre del selciato sconnesso.
Lei inchioda perdendo quasi l’equilibrio, i piedi dentro alle decolté si ritirano schifati, in circolo parte l’adrenalina che la riscalda di botto. Un respiro a pieni polmoni le ristabilisce il ritmo cardiaco e riprende a camminare con passi fitti e brevi.
Finalmente si trova nel vicolo giusto, è quasi arrivata a destinazione. Riconosce la parete della casa. Sul muro in pietra, in alto, l’immagine della Madonna all’interno di una nicchia malamente illuminata la osserva, come sa fare solo una Madonna. Misericordiosa. Accanto, le persiane chiuse e un po’ sverniciate dell’abitazione dove qualcuno la sta aspettando.
Non c’è un campanello da suonare, non c’è una targhetta con un nome. Un grosso portone di legno con intarsi polverosi smussati dal tempo. Su ogni anta, un uroboro che insegue famelico la sua coda funge da battente.
Esita un attimo, guarda a destra e a sinistra, poi ne stringe uno e batte. Due volte, come gli accordi che avevano preso in precedenza. Il metallo è così gelido, che le brucia il palmo della mano che subito ritira nella tasca del paltò.
Con un cigolio sinistro il portone si socchiude. Prima di infilare dentro alza gli occhi alla Madonna che sembra averla seguita con lo sguardo benevolo e rassegnato. Vergognosa abbassa gli occhi e si fa inghiottire dall’ingresso.
Scorge l’ombra dell’uomo e la segue lungo la scalinata. Non distingue molto di quello che la circonda e nonostante si trovi in un luogo chiuso non fa per niente caldo. Lui cerca la sua mano. La prende per un gomito, dal paltò la sua presa è forte e scende giù fino a incontrare la carne di lei.
La mano è grande, vigorosa e calda. Si sente accolta e questo le fa rilassare le spalle che fino a quel momento erano rimaste contratte per la tensione e il freddo.
Attraversato un corridoio tirata dall’uomo entra in una stanza, anch’essa nella penombra. L’unica fonte luminosa che penetra a strisce dalla persiana chiusa è quella emanata dalla Madonna nella nicchia.
Al centro della stanza un enorme e sontuoso letto a baldacchino, un incenso sparge la sua essenza esotica nell’aria. Lenzuola candide attendono.
Lui le sfiora le labbra e come gli animali che lei ha incontrato per la strada, inizia con insopportabile lentezza a sbottonarle il paltò che la avvolge. L’eccitazione è l’espressione più pura che può esprimere in quel momento il suo corpo. Sotto il paltò l’unico abito da togliere ancora sono le inibizioni che già per la strada avevano preso a colarle tra le cosce.
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