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Un terreno fertile chiamato “silenzio”
In 19 Luglio 2018 da Mary EmpatikaIn passato il silenzio mi avrebbe creato imbarazzo e io di fronte ad esso avrei fatto di tutto per eliminarlo, per ignorare la sua presenza. Crescendo qualcosa è cambiato in me e ho fatto pace con il silenzio e la solitudine. Mi sono ritrovata persino a cercare il silenzio scoprendo un “nuovo complice” per i miei periodi più vivi e attivi, quelli che io da poetessa definisco “altamente creativi”.
Succede a molte persone di sentirsi a disagio nel silenzio. La società odierna è piena di frenesia, rumori, dialoghi spesso inconcludenti e futili. Molti si attivano in maniera forsennata per compensare il silenzio anche correndo il rischio di sembrare ridicoli, ansiosi o invadenti. Il silenzio crea una dimensione intima e priva di forma, contorni e spazio. Occorre una certa abilità per calibrare e gestire questa dimensione.
Sembra paradossale ma il silenzio parla, ha un linguaggio speciale ed inedito che sfugge, che confonde ma integra. “L’uomo è l’unico tra i viventi ad avere la peculiarità di “guardarsi dentro“. E in questa sua capacità di “introspezione” giunge alla consapevolezza di essere lo straordinario frammento di una gigantesca realtà che sconfina nell’infinito. Si rende conto non solo di essere fragile, ma di essere «un frammento di polvere fragile»”: sostiene lo psichiatra Vittorino Andreoli nel suo interessante saggio “Beata solitudine. Il potere del silenzio”.
Solitudine e silenzio sono necessari per un’igiene della psiche, per un’ecologia dello spirito, per nutrire una relazione feconda con se stessi, ritrovando così, nei rapporti con gli altri, quell’armonia spesso compromessa da aggressività e violenza, abusi e nevrosi. Ciò di cui necessitiamo ma che spesso sfugge alla nostra consapevolezza è ritrovare una dimensione contemplativa della vita. Essa serve per riflettere sul senso delle nostre esistenze e per dare spazio a idee creative, riflessioni che rischiano di perdersi e rimanere incompiute.
Nel silenzio non si smette di comunicare, di sintonizzarci su parti di noi stessi e degli altri. In determinate situazioni il silenzio agevola questo contatto. Esso consente di acquisire più lucidità, di sintonizzare al meglio i nostri sensi verso l’oggetto o soggetto preso in considerazione. In silenzio raggiungiamo il picco della concentrazione e possiamo fare il pieno di energia vitale e creativa.
Il silenzio è inevitabilmente un “terreno fertile” nel quale possiamo seminare idee, ispirazione e ideali. Lentamente questo silenzio ci condurrà verso la creazione e, rinnovati di nuove energie ci lasceremo contagiare da tutto ciò che abbiamo seminato. E’ nel silenzio la nostra mente si lascia incubare. Inconsapevolmente assorbe tutto ciò che non è mai abbastanza, perché di fermarsi non se ne parla. Siamo un vulcano in pieno fermento. Nel silenzio troviamo il senso di ogni esplorazione ed entriamo in contatto con la parte più profonda di noi stessi e cerchiamo di fare il punto della situazione per non sprecare tempo ed energie, per non impazzire.
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