Le storie superbe . SUPERBIA
Il mio giardino
In 15 Maggio 2022 da Claudia OlivaSi può dubitare di quello che io stia per raccontare, probabilmente perché sono l’unica a conoscere dove si trovi questo luogo, ma esiste. Credo che ognuno di noi ne abbia uno, anche se ciascuno in posti differenti e non tutti trovino subito la destinazione.
E curiosa come un gatto, ne sono andata alla ricerca.
Sono salita in sella alla Vespa con il mio casco giallo, canotta, shorts e Doctor Martens.
Ho percorso una strada difficile guidata solo dal profumo di pini e quando ho deciso di fermarmi, sono rimasta a osservare il tramonto con la mano destra in tasca.
Al suo interno… la chiave di una mia memoria.
Così sono risalita di fretta in sella, il vento mi spingeva nell’unica direzione che il ricordo suggeriva e finalmente ho trovato la destinazione.
Di fronte a me un grande cancello bianco. Tuttavia non sembrava invalicabile, ero consapevole che sarebbe bastato un tiepido tocco per aprirlo.
E ci provai.
La luce al suo interno mi colpì subito forte, il sole pizzicava le guance, il vento muoveva i capelli.
Camminavo e di tanto in tanto accarezzavo i fili d’erba e sentivo costantemente il calore della mia presenza.
Ero viva, sono viva, viva davvero.
I papaveri rossi erano alti, coprivano le ginocchia e mi facevano sentire protetta come quando ero bambina.
Mi era venuta voglia di correre e l’avevo fatto, spinta con la forza del vento ai piedi di una grande quercia bianca.
Mi ci sono seduta e mi son fatta coccolare dalle sue braccia.
Erano gentili, sincere, oneste.
La natura è onesta con chi lo è davvero.
Ero sollevata… l’ira non mi aveva rovinato come pensavo.
Eppure l’avevo sentita ardere nello stomaco come un rogo senza fine.
E ora ero sola, il ricordo c’era ancora, ma non bruciava più.
La memoria era stata la chiave per aprire il mio giardino, quello nel quale avrei potuto sempre rifugiarmi.
Questo è il mio Eden e non farò entrare nessuno.
Così, ho salutato i papaveri rossi e ho richiuso la porta del cancello bianco con la stessa chiave con la quale l’avevo aperto… quella del mio ricordo. Pronta per salire in sella alla mia Vespa e andare incontro a una nuova esperienza.
Non importa quante volte avrei sbucciato le ginocchia cadendo, i papaveri rossi avrebbero lenito le mie ferite, per sempre.
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