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Prospettive
In 28 Febbraio 2016 da Redazione Seven BlogIl racconto vincitore di StorieSuperbe – L’Accidia
di Alessia Senzacqua
Seduto sul letto, le gambe incrociate, i capelli troppo lunghi gli ricadono disordinatamente ai lati della fronte. Un computer portatile illumina lo spazio circostante di una luce bianca, asettica, rendendo il suo volto innaturalmente pallido, il resto rimane immerso nel buio. Gli occhi sono fissi sullo schermo, la schiena leggermente incurvata, a malapena sbatte le palpebre, le cuffie a proteggerlo dal mondo circostante. L’immobilità della scena è interrotta da saltuari movimenti dei piedi e delle gambe, a voler risvegliare il suo corpo intorpidito a causa del molto tempo trascorso nella stessa posizione. Il suo viso è privo di espressione, incantato, lo schermo un faro nella notte, il fulcro attorno cui ruota tutto ciò che accade. A un tratto viene attraversato da un brivido di freddo, i peli sulle sue braccia si rizzano. Indossa solo una maglietta a maniche corte, azzurra, e dei pantaloni della tuta blu scuro. Tenta di riscaldarsi in un abbraccio vuoto, poi torna nella posizione iniziale: i palmi poggiati sulle coperte, le gambe incrociate, i capelli ricadono disordinatamente ai lati della fronte, gli occhi non si staccano dallo schermo del computer.
Passo davanti alla sua camera, la porta è socchiusa, sbircio al suo interno. Sento la rabbia montami dentro non appena vedo che ha trascorso tutta la giornata in pigiama, a malapena è sceso dal letto. Intanto nel lavello i piatti da lavare si moltiplicano, i vestiti da stendere ancora in lavatrice emanano già un odore strano, in ogni angolo della casa trovo qualcosa fuori posto, macchie sul tavolo, scarpe lasciate in soggiorno. Do un’altra occhiata nella sua stanza immersa nel buio, solo il computer a illuminare l’ambiente. Siede con gli occhi fissi sullo schermo, la schiena incurvata, le gambe incrociate, lo attraversa un brivido di freddo. Al diavolo tutte le sedute di ginnastica posturale, penso. E perché comprare gli occhiali se non li usa e sta con gli occhi a un centimetro dallo schermo? E ci manca anche che si prenda un raffreddore! Sono esausta, mi siedo sul divano, poggio la fronte sulle ginocchia. Respira. Respira. Dopo otto ore di lavoro e 25 km nel traffico di Roma mi aspetterei un altro tipo di benvenuto. Chiuderei un occhio se almeno trascorresse la giornata a studiare, invece ormai vive accampato sul suo letto, divorando una serie TV dopo l’altra. Sono uscita che era seduto sul letto e lo ritrovo che non si è mosso di un millimetro. Ad averlo saputo mi sarei risparmiata i nove mesi di gravidanza e avrei comprato una pianta.
Tre. Due. Uno. Ed ecco che le urla iniziano. Alzo il volume e percepisco solo sprazzi di ciò che dice. I piatti da lavare…un vegetale…queste stramaledette serie TV…se almeno passassi un esame ogni tanto…la casa è un delirio…ancora in pigiama…continua per ore. La lascio sfogare, queste sfuriate servono più a lei che a me. Nella mia mente riprendo da dove avevo lasciato: Quando un corpo viene posto a contatto con un altro corpo relativamente più freddo avviene una trasformazione che porta a uno stato di equilibrio nel quale sono uguali le temperature dei due corpi. Mi torna in mente la neve, il freddo pungente sulla pelle, il bianco che invadeva l’orizzonte, sembrava infinito. Ripenso ai suoi baci dopo una serata in discoteca, gli stivali immersi nella neve, le sue labbra fredde e soffici sulle mie. Nevicava il giorno in cui ho lasciato Tallinn, il giorno in cui il mio Erasmus è finito. La neve imbiancava le piste e si posava leggera sulle ali dell’aereo. Ogni tanto sbatto le palpebre e metto a fuoco, ho quasi finito anche questa stagione di Breaking Bad, ma non ne ricordo quasi nulla, ha fatto da sottofondo al mio delirio di pensieri. A fatica riprendo a ripetere nella mia testa il primo principio della termodinamica, ci sto provando, davvero. Fatico immensamente a mantenermi concentrato. Una musica in sottofondo mi fa tornare in mente i lunghissimi viaggi in bus alla volta della Lapponia, la musica dagli altoparlanti nel Villaggio di Babbo Natale. Mi arrendo e mi lascio trasportare dal flusso di pensieri, incapace ormai di mantenere l’attenzione. Da quando sono tornato ho cercato in tutti i modi di riprendere in mano la mia vita, di tornare ad essere il Matteo di sempre, ma guardo fuori dalla finestra e vedo un paesaggio che non riconosco, non riconosco nemmeno più il mio volto riflesso, sono un estraneo in quella che dovrebbe essere la mia casa. Stringo i denti, ritorno a ripetere fisica, nuova puntata di Breaking Bad, vecchio pigiama, stessa posizione.
La mattina esco, Matteo è seduto sul letto con il computer davanti. Ritorno, Matteo è seduto sul letto con il computer davanti. L’unico cambiamento che noto piacevolmente è che ogni tanto cambia pigiama. Almeno si lava, penso. Non so che fare, ma ormai ha ventuno anni e penso che non mi darebbe retta qualunque cosa facessi. Stento a riconoscerlo. Fatico a leggere la sua espressione, non sembra triste, non è sicuramente felice, è come se fosse assente, in una sorta di limbo. Quando rivolge gli occhi verso di me ho la sensazione che il suo sguardo mi attraversi e poi vada oltre.
Sono seduto su una panchina della stazione. Vedo i treni arrivare e ripartire. Attorno a me un via vai di persone. Ascolto sprazzi di conversazioni. Alcuni tornano a casa dopo mesi di assenza, altri sono qui per lavoro, coppie si abbracciano appassionatamente, anziani trascinano a fatica i bagagli, bambini guardano con meraviglia i treni. Il mondo gira veloce, la vita continua, devo solo trovare la forza di salire sul treno.
La neve, i baci, la termodinamica, le urla di mia madre, babbo natale, le risa, i pianti, di nuovo le urla, la neve, bianca, le sue labbra soffici, la musica, nuova puntata di Breaking Bad, Tallinn, il profumo di mandorle tostate, la neve, bianca. Mi alzo.
Otto ore di lavoro e 25 km dopo torno a casa. Matteo sta lavando i piatti.
“Ciao Ma’! Ordiniamo la pizza per cena?”.
Guardo fuori dal finestrino, il paesaggio scorre veloce.
VINCITRICE
Alessia Senzacqua
TITOLO
Prospettive
La motivazione della Giuria è la seguente:
Non sapere cosa ti riserva un racconto, la segretezza delle parole, lettera dopo lettera, emozione dopo emozione, vivere quell’abbandono insieme ai personaggi che lentamente si costruiscono, e disorientano, e si ricompongono: è la scoperta di un gioco sempre nuovo, che parte da un tema per avvolgersi intorno alla realtà. L’accidia è solo apparente, perché in entrambi i narratori – coppia oppositiva che mischia le voci in un rimando continuo di prospettive, come ben sottolinea il titolo – l’azione è raccontata, pur nell’immobilità. E l’azione è un meraviglioso sentimento, è un viaggio, è una fatica, è rapporto vitale.
Biografia dell’Autore in un Tweet:
Laureanda in Comunicazione Interlinguistica Applicata presso la SSLMIT di Trieste.
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