GOLA . RicetteColte
Il panino di Minnie Bennet
In 9 Marzo 2022 da Fabio MuzzioCi sono film che scorrono tra la malinconia e la tenerezza seppur regalino più di una risata, ma sono quelle risate che rischiano di inumidirti gli occhi. Una sera ci incontrammo del 1975 è uno di questi: la sceneggiatura è firmata dal regista Piero Schivazzappa, che aveva diretto nello stesso decennio uno sceneggiato (così si chiamavano le produzioni seriali per la TV) Dov’è Anna, insieme a una grande coppia della scrittura per la radio, televisione e teatro: Italo Terzoli ed Enrico Vaime. La colonna sonora, invece, è firmata dal grande Gianni Ferrio.
La storia si dipana sugli opposti: da una parte c’è Johnny Dorelli, all’epoca molto attivo non solo a livello musicale e televisivo ma anche cinematografico, nel ruolo di Odeon Prandoni, un giovane operaio di una fabbrica, la Cascami gomme, che abita a Melzo, in una casa povera che più povera non si può condividendola con l’amico Aniello che, non avendone uno a disposizione tra le mura domestiche, culla il grande sogno di avere più di un bagno a propria disposizione; Odeon, che ha il nome di un cinema, è mingherlino, semplice e sensibile, gioca con la maglia numero dieci della squadra aziendale di calcio che perde sempre e non ha il benché minimo talento nemmeno su un campo sgangherato. Nella sua vita c’è un padre anziano che vede una volta all’anno e che impaglia le sedie confrontandosi con la crisi, perché tutti oramai le vogliono in plastica. Tra l’altro la scena in trattoria tra i due è contraddistinta da un confronto per certi versi toccante per un legame che dovrebbe essere forte e invece si perde in una città così grande; dall’altra c’è l’attrice texana Fran Fullenwider nel ruolo di Minnie Bennet, giovane rampolla molto in sovrappeso di un ricco statunitense con tanto di megavilla in Brianza, che guida abitualmente una Pontiac: cantante, sognatrice, ribelle e sempre affamata.
Nulla di più diverso quando i due, per sbaglio, si incontrano e scoccherà la scintilla anche se, alla fine, sarà solo Minnie a volersi sposare facendo passare Odeon agli occhi, in particolare dei genitori, per quello che non è: un cacciatore di dote. Sullo sfondo la città di Milano di metà degli anni Settanta, con le sue scritte politiche, i Navigli, i parchi dove appartarsi e che corre come siamo abituati a vederle fare. Non mancano altri luoghi, tra cui Vigevano, dove Minnie si esibisce a un festival canoro più simile a una sagra di basso livello con Notte della mondina. Qui, per chi se lo ricorda o volesse recuperare la pellicola, c’è il famoso cocktail del Ticino.
Non manca l’altra donna, Rosa Petruccelli, interpretata da Lia Tanzi, la bella impiegata della fabbrica (quando entra in mensa parte un coro volgare sull’aria di Va’ pensiero cantato dai colleghi e sottolineato dalla sequenza concentrata sul suo fondoschiena) a caccia di un buon partito che lei classifica per stipendio, in particolare il ragioniere e l’ingegnere. Gli operai, infatti, non rientrano nei suoi interessi. Rosa può apparire la scalatrice sociale e in parte lo è ma è anche la ragazza che ha un poco studiato e vuole elevarsi socialmente essendo già piccolo borghese.
Rosa si invaghirà di Odeon quando questi scriverà la canzone Amare significa scritta da Odeon e dall’amico Aniello (in realtà da Dorelli, Terzoli e Vaime) e che Minnie porterà al successo con tanto di effimera notorietà sui giornali come fidanzato della cantante; la celebrità del collega, mai preso in considerazione, la porterà a presentarlo alla famiglia come possibile marito: se la madre, interpretata da Rina Centa, porta in tavola un pranzo sottolineando i piatti attraverso gli slogan pubblicitari (scena memorabile e che appare un palese product placement mascherato da un condizionamento da parte di Carosello), il padre, interpretato da Carlo Bagno, è un grossolano milanese che non disdegna espressioni gergali.
In questa fiaba moderna, dove abbiamo però la principessa azzurra, si vive anche uno spaccato di quegli anni rivoluzionari: il rampollo (in questo caso la rampolla) del ricco, il padrone per dirla con espressione attinente, che è rivoluzionaria perché se lo può permettere e cerca di risollevare la classe operaia, impegnata, invece, a sopravvivere. Minnie è comunque una ragazza sensibile e dolce e, malgrado tutti i tentativi, non riuscirà a sposare l’ogoglioso Odeon: tuttavia non mancherà la sorpresa finale.
Vi segnalo altre scene memorabili: Odeon in uno dei bagni da favola della villa dei Bennet alla ricerca del water, le partite di calcio tra squadre delle fabbriche (un qualcosa che è andato perduto), lo scontro dialettico sulla pronuncia inglese/milanese tra Rosa e Minnie e quella, e così arriviamo alla ricetta, dello spuntino.
Minnie ordina da Egidio il solito panino. Odeon, animo generoso e cavalleresco, lo paga, ma il conto è piuttosto salato: 2500 lire, che al cambio in euro e rivalutato di oggi potrebbero essere di circa 24 euro. Odeon viene messo in difficoltà e completerà la cifra con un biglietto del tram. Incasserà il colpo ma non gli mancherà il sorriso e il buonumore, che fanno di lui l’animo gentile del quale Minnie, doppiata da Angiolina Quinterno, si innamora.
Tre note sul cast: sono presenti Ugo Bologna, caratteristica di lungo corso delle nostre commedie, vi cito solo un ruolo, quello del Direttore Conte Corrado Maria Lobbiam ne Il secondo tragico Fantozzi, e qui è l’allenatore della quadra aziendale; Sergio Renda cantante e attore teatrale con qualche sconfinamento al cinema e ricordato anche per essere stato la voce del Signor Armando, il padrone di Pimpa, la cagnolina a pois rossi creata da Altan, nel ruolo del Presidente della Cascami Gomme e, infine, il cabarettista Nino Fuscagni nel film il presentatore del concorso canoro.
INGREDIENTI
- pane
- prosciutto crudo
- carciofini sott’olio
PROCEDIMENTO
Non credo che utilizzerai l’enorme sfilatino che il salumiere Egidio taglia come se fosse un falegname alle prese con un tronco, quindi avrai scelto una dimensione più contenuta. Un panino appena sfornato e croccante accoglieranno le fette di prosciutto crudo sui quali adagerai i carciofini sott’olio. Non ti resta che gustarti il tuo spuntino.
Ultima considerazione: il panino può essere visto anche come metafora: la fame che porta a essere in sovrappeso è anche quella della classe più agiata che ha a disposizione maggiori risorse mentre il proletariato, che si accontenta di un pezzetto di ciò che produce, pagando il conto (Odeon che ne preleva una piccola parte e solitamente si deve accontentare di poco cibo la sottolineatura evidente); il panino, poi, assomiglia anche alla differenza di mezzo di trasporto: la lunghissima Pontiac e la piccola bicicletta con cui Odeon arriva persino alla villa di Minnie con tanto di molletta per evitare che il pantalone finisca per sporcarsi con la catena.
Se vi capitasse in qualche canale tematico Una sera ci incontrammo guardatelo con affetto anche per la sua sincerità.
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