CattiviConsigli . IRA
Quindici minuti di celebrità
In 22 Luglio 2022 da Gianluca PapadiaFino a qualche decennio fa, l’unico filmino che ti potevi sorbire era quello dei matrimoni.
In quel caso, però, dopo essere stato imprigionato per dodici ore dagli sposi, dovevi solo essere un sadico perverso per accettare l’invito che la coppia puntualmente ti faceva al ritorno dal viaggio di nozze.
Il rito satanico prevedeva, oltre alla consultazione di un album fotografico con duecento foto della sposa, la visione del filmino dell’interminabile festa.
Era come se, spinti da una ferocia disumana, i due sposini volessero godere delle crudeltà alle quali avevano sottoposto i loro invitati.
La situazione era talmente sfuggita di mano che, ben presto, i fotografi avevano affiancato al racconto per immagini della sola cerimonia, la produzione di filmini per ogni occasione: il fidanzamento, il primo bacio, l’anteprima, il viaggio di nozze, il matrimonio un anno dopo, la separazione, il divorzio e le famiglie allargate.
Fortunatamente, nel 2005, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha vietato l’uso di questi veri e propri mezzi di tortura.
La lobby dei fotografi si è così dovuta adeguare e, da alcuni anni, gli invitati di un matrimonio sono costretti a subirsi le foto e il filmino direttamente alla fine della cerimonia.
Una recente indagine Istat ha rilevato che il 99,99% dei mariti è sempre stato contrario alla diffusione di immagini di quella che è stata sempre definita la giornata più triste della loro vita.
Questa mania di protagonismo prettamente femminile ha così dovuto cercare altre forme di esibizionismo e per questo motivo sono nati i filmini per il diciottesimo compleanno, la festa di laurea, il battesimo, la prima comunione, la festa per i quarant’anni, la festa per i cinquant’anni e tutto ciò che mette l’egocentrico festeggiato davanti a una platea inerme di persone che non possono ribellarsi dopo aver mangiato e bevuto a sbafo.
E così, se prima rischiavi di vedere un filmino solo per un matrimonio adesso il rischio di soccombere a questa barbara usanza è davvero elevatissimo.
Ogni occasione è buona per mostrare centinaia di foto che non interessano a nessuno.
Una recente indagine Istat ha rilevato che il 99,99% degli invitati ritiene il momento della proiezione, quello più noioso della festa, ancor più dell’altrettanto odiato cerimoniale della foto dietro la torta.
E se prima, almeno, per raggiungere un buon risultato, dovevi girare per le case, selezionare le migliori foto, scannerizzarle al computer, mandarle all’unico amico esperto di filmini amatoriali, oggi, con i social che, praticamente documentano ogni tuo istante della vita, questa inutile pantomima è veramente patetica.
Chiunque, può tranquillamente reperire le foto dal suo smartphone e montare un filmato professionale stando comodamente seduto sul divano di casa.
Le foto, che prima dovevi accuratamente “scavà a ind o cascione” (selezionare dal baule dei ricordi della nonna) , sono tutte già disponibili in Rete e nessuno sarà sorpreso di vederle, tantomeno il festeggiato che è l’artefice della diffusione di massa di quelle stesse informazioni.
Svanito l’effetto sorpresa, questo inutile rituale non ha davvero più senso di esistere ma continua imperterrito a molestare milioni di inviati.
Nonostante la tecnologia abbia reso tutti potenziali film-maker, la regola dell’amico bravo coi computer è purtroppo ancora valida.
“Tu che sei così bravo coi computer, che ci metti a mettere due fotine insieme e legarci un sottofondo musicale?” è l’infame trappola che puntualmente ti tenderanno le tue amiche del cuore.
Quello è il punto di non ritorno e io purtroppo l’ho superato.
Se cadi in quel tranello, centinaia di amiche ti chiederanno tutte la stessa cosa e la tua serenità sarà compromessa per sempre.
Sì, perché il primo video che fai, è pure divertente. Al decimo, hai solo un desiderio: chiudere il locale dove è in svolgimento l’evento e dargli fuoco con la festeggiata e tutti gli invitati dentro.
“Non hai messo quella col cane sull’Himalaya?”, “E lo snorkeling tra gli squali?”, “Zio Pasquale ti può mandare una VHS via posta?”, “Mi raccomando, metti pure quella canzone che fa Du du dù da da dà” sono alcune delle frasi allucinanti che ti arrivano sui gruppi WhatsApp creati per l’occasione.
Il cellulare s’intasa di foto tutte uguali, tutte sfocate, tutte sovraesposte e devi passare nottate intere a cancellare quelle oscenità dalla memoria interna del tuo smartphone.
O almeno è quello che facevo all’inizio.
Adesso faccio l’esatto contrario: cancello tutte le migliori e tengo solo le cattive; quelle buie, dove non si vede un cazzo; quelle dove i soggetti sono stati fotografati con un’espressione alla Mr. Bean.
Li monto volutamente male, senza rispettare minimamente il ritmo imposto dalla colonna sonora che nel 90% dei casi fa letteralmente cagare.
Da qualche anno i miei video sono orrendi ma nessuno ci fa caso.
È la prova che neanche un invitato guarda attentamente quegli odiosi video.
E, la cosa più triste, è che nemmeno i festeggiati prestano attenzione a quello che c’è in quelle sequenze da film horror.
Per tutti vale la regola dei quindici minuti di celebrità che il grande Andy Wharol aveva predetto alla fine degli negli anni ’60.
Sono il protagonista di un film?
E chi se ne frega se il film è veramente brutto.
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