
DiarioXY . LUSSURIA
Bertha Antonietta Manson, in Rochester
In 3 Dicembre 2016 da Chiara Menardo
Goccia…
Goccia…
Lenta goccia lenta goccia muffa muro lenta giù…
Blu.
È bella, blu. Tutta blu, come il cielo quando è senza le nuvole. Vuoto, bello, blu.
Goccia, muro, blu, lenta, lei scende e la fisso, scende blu, viola, guardala che diventa più grande. Ancora più grande. Viola, luce, goccia, luce e goccia grande e rossa e splende e acceca. Mi fa male agli occhi, goccia blu viola rossa male, dolore: perché?
… Ti vuole annegare, ti vuole male, ti vuole fare male, scappa…
Scappo. Mi ha detto di scappare, me lo ha urlato forte dentro le orecchie, devo scappare via, lontano da qui, dalla goccia rossa grande accecante. Ha i denti e le unghie lunghe e sta strappando e divorando il mio velo da sposa. Correre via, via più veloce del mondo che corre, più veloce di un cavallo che galoppa nel bosco.
Bosco.
Alberi, rami, verdi. Marrone, duro, legno duro mi difende dal rosso goccia con le unghie sporche di capelli e di velo da sposa. Legno, duro, corro, batto forte, fa male, tanto male.
Porta.
Non esco, loro mi hanno chiusa qui dentro e non esco.
Batto forte e urlo forte, più forte del ruggito del barrito del grido della goccia che urla e della voce che strilla, isterica, dentro le mie orecchie, da dentro a dentro
… Buttala giù, è una porta, una trappola, ti vogliono uccidere, ti vogliono male, batti più forte che puoi o sei morta…
Porta. Legno, marrone, buco. Chiave?
Dove avete messo la chiave? Non c’è, qui, non c’è nulla se non un buco. Nero. Nero nero nero notte nero mamma nero vestito mamma nero ricordi?
Dorme. Nero nero nero, con il vestito nero i capelli neri lo sguardo nero, spento.
Esce del nero dal nero del buco. Ha gli occhi cattivi. Mi vuole fare del male, anche il nero che esce dal buco della porta e avvolge il rosso avvolge il muro avvolge la goccia avvolge me… Scappa, sei una buona a nulla, ti vogliono uccidere buttare in un fosso profondo e buio e riempirti di terra la testa e il naso di vermi, scappa lontano e se non ti fanno scappare uccidi, uccidili tutti…
… Tu o loro. Meglio loro, loro, loro, loro, non tu…
Goccia… goccia, legno, porta, goccia rossa sulla lingua, rossa calda rossa… goccia.
Rumore dal buco, rumore forte non lo sopporto anche il nero fa luce, il nero fa rumore, si sposta la porta e io grido forte, più forte di tutto il rumore del mondo e scappo via, lontano.
Dietro la sedia.
Freddo. Il pavimento è freddo, mi stringo piccola, sono piccola, Signora Poole…
Sono piccola piccola e tu non mi vedi: giochi a nascondino con me, Signora Poole?
Mi porti le caramelle di zucchero e mi rimetti a posto le trecce con i nastri colorati che splendono come le lucciole delle sere d’estate, Signora Poole?
Fammi un disegno, leggimi una favola, rimboccami le coperte e cantami una ninna nanna che così dormo con un dito in bocca che sa di pane, di marmellata di more e di tè.
Per favore, Signora Poole: ti voglio bene, Signora Poole, la vuoi accarezzare la mia bambola di stracci?
Signora Poole, basta! Basta, ti prego!
Smettila di stringermi la gola e il cuore, il petto, da dentro, smettila! Non fa male, ma lasciami andare, ti prego: tu non sai la sensazione di bolla, di morsa da falegname, di paura che ho.
Mi fai paura, mi fa paura tutto.
… Tutto ti vuole morta, muori tu o muore tutto, non hai scampo. Il velo da sposa ti vuole afferrare la bocca, aprirla e infilarsi lì dentro. Chiudi la bocca e urla urla urla finché non lo sputi!…
Fiamma. Lunga, calda, rumore, rossa arancione legno marrone nero bianco fiamma blu come la goccia blu viola rossa anche lei, luce caldo brucia e grido forte con la bocca chiusa. Dentro le orecchie e fuori dal cervello la voce dice di fare così: io lo faccio, la voce è il burattinaio dei fili spinati che mi tira da tutte le parti, mi strappa le braccia e le gambe e le spalle e mi riempie di graffi e di lividi.
Porta.
Legno si sposta, legno marrone e duro e Signora Poole!
Lui è subito dietro, fiammeggia e mi fanno male le orecchie e gli occhi e dentro il naso, e mi guarda come guarda un topo morto, un verme, un essere immondo, un demonio.
… Lui ti vuole uccidere! Ti ha voluto uccidere sin da quel giorno quando ti ha vista, velata vestita di bianco e ha detto lo voglio e ti hanno fatto dire lo voglio. E ti ha voluto uccidere quella notte quando ha voluto toccarti e tu lo hai lasciato entrare e poi spinto e picchiato con il vaso che ti voleva uccidere e tu non puoi non devi non vuoi. Uccidili tutti!…
Chi è quell’angelo brutto vestito di bianco freddo che splende e acceca e la odio, lì dietro? Chi è tutta questa gente? Andatevene via, via da qui, via da me, fuoco e nebbia e goccia e bastoni con i pomoli d’argento: spade, sono spade, mi state trafiggendo come un pollo, un cinghiale, una vacca sullo spiedo ma no, non posso lasciarvelo fare.
Fuoco bello, fuoco buono che mi difendi dalle belve vestite a festa che stanno per divorarmi; fuoco caldo sulle mani, legno, tizzone, fuoco, tende, scappo via in alto e le voci corrono avanti a me come la piena del fiume. Sono onde cattive piene di massi grigi e duri come gli angoli delle scale ripide verso la terrazza sulla torre più alta di Thornfield Hall.
Corro in alto, più in alto e il caldo mi segue, le fiamme ballano correndo volando scivolano e la voce mi segue, la stessa che disse Lo voglio, mi chiama: Bertha, fermati Bertha, ti prego!
Rumori di tutto che cade, di legno che scoppia, le grida, poi l’aria pulita e il cielo infinito e pesante mi schiaccia in alto e la voce ora ha un corpo, sembra gentile quando dice Bertha, vieni qui, su da brava…
… non lo ascoltare, scappa veloce, vola via! Corvo, sei un corvo un passero un uccello un drago di fuoco ora hai le ali, vola e scappa via, in alto, vola e non tornare mai più qui dove tutto ti vuole uccidere, vola e vai…
Volo.
Per un momento breve, feroce, sublime, sono felice: volo.
Poi, la pace del nulla.
Il libro…
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Titolo: Jane Eyre
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Autrice: Charlotte Brontë
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Prima edizione: 1847
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