Affamata di Melissa Broder: la recensione

Affamata è il romanzo di Melissa Broder edito da NN Editore, collana Le fuggitive, nel luglio 2023, tradotto da Chiara Manfrinato.

Con il romanzo di Melissa Broder ho infranto una delle regole di Nabokov sulle qualità del buon lettore (che potete trovare nelle sue Lezioni di Letteratura, Biblioteca Adelphi, pp. 37-44), e cioè il distacco nel leggere un’opera per ottenere un buon equilibrio tra l’immaginazione impersonale e il godimento artistico.

Io, al contrario, ho letto con passione, con anima, con brividi, la storia della protagonista. Ho seguito con la pancia tutte le sue vicende. Ho udito, mangiato, toccato, gustato ogni sensazione, come se ciascuna fosse pietanza offerta in un banchetto luculliano. Fino a che non mi sono sentita satolla, fino a che non mi sono sentita Rachel. È facile però ottenere questo risultato in quanto Rachel è un’eroina moderna in cui tutte le donne si possono identificare.

Venticinquenne, ebrea, anche se non sente un legame particolarmente spirituale con l’ebraismo, laureata, single. Abita in un vuoto appartamento nel Mid-City, Mid-Wilshire o Miracle Mile, «ma non importa dove vivevo (pag. 9)», lavora, senza troppa passione, per una agenzia dello spettacolo, «perché rappresentare artisti non era il mio sogno (pag.13)», e ogni giovedì sera si esibisce come stand-up comedian:

Volevo rendere appetibile, se non addirittura gustosa, la disperazione di fondo che mi spingeva a salire sul palco alla ricerca dell’approvazione di una manica di sconosciuti. (pag. 28)

Un pericoloso disturbo alimentare la porta a rasentare l’anoressia. Conduce la sua battaglia quotidiana per mantenersi sottopeso, e l’assunzione giornaliera del cibo è scandita da rituali durante i quali ha cura di calcolare le calorie in maniera ossessiva.

Era vera libertà? Ne dubito. Ma grazie a quei rituali mi mantenevo magra e se la felicità dipende dalla magrezza, allora, in un certo senso, potevo considerarmi felice. (pag. 32)

L’origine di questo disturbo alimentare deriva, in termini freudiani, dalle scarse attenzioni materne, se non addirittura assenti, sin da quando Rachel era una bambina. La ricerca del nutrimento, sottratto dalla stessa madre, sarà infatti il tema centrale dell’opera che, non a caso, ha come titolo originale Milk Fed.

E l’universo ovviamente era mia madre. Mia madre: il sole, le regole, dio in persona! Mia madre: la sacerdotessa del cibo; la religione del nostro focolare: rinuncia, rinuncia, rinuncia! (pag. 16)

Rachel però non ha mai rinunciato a sperare in un miracolo. Ma cerca solo di spremere il latte da un’arancia come le fa notare la sua psicoterapeuta.

«Devo confessarti una cosa» avevo detto a mia madre. «Penso di soffrire di un disturbo alimentare, forse di anoressia».

«Le anoressiche sono molto più magre di te» mi aveva risposto. «Sembrano prigioniere di un campo di concentramento. Finiscono in ospedale. Tu non sei anoressica». (pag. 18)

Tutto cambia quando la stessa psicoterapeuta, durante una seduta, chiede a Rachel di usare l’argilla per plasmare un’immagine di se stessa. La giovane paziente obbedisce e arriva a creare una gigantesca bambola psichedelica. Rachel, involontariamente, crea il suo Golem, ovvero l’incarnazione dei suoi desideri. Il giorno dopo, succede qualcosa di inatteso: Rachel, arrivando allo Yo!Good per concedersi i suoi soliti 500 ml di gelato, è servita da una nuova ragazza di nome Miriam.

E soprattutto era grassa: innegabilmente, incontrovertibilmente grassa. Non era robusta, formosa o paffuta. Era più che carnosa, eclissava l’idea di robustezza. Era proprio grassa, come io non riuscivo a immaginarmi nemmeno nei miei incubi peggiori. (pag. 48)

Miriam comincia a riempirle la coppetta di yogurt oltre la dose che si impone. Poi le fa provare nuovi gusti. Rachel perde il controllo della situazione. È sul punto di esplodere. Finché non finisce per innamorarsi del cibo e della ragazza grassa. È Miriam, dunque, a portare in vita il Golem di Rachel.

Desideravo avventarmi sulla sua bocca, succhiarle il labbro inferiore, attirarla a me, sentire il suo corpo contro il mio, la sua grossa pancia contro la mia, annusarle il collo e respirare il suo profumo, strusciarmi su di lei, saltarle addosso.

Cazzo, avevo pensato. Mi sono presa una cotta. (pag. 84)

Le scene di sesso sono esplicite, complesse, passano da fantasie incestuose per arrivare a quelle di tipo gender-bending. A tale proposito, uno dei pezzi più sconvolgenti è quello con la cyclette.

Mentre pedalavo, strofinando la fica sul sellino di pelle nera, avevo sentito un piacevole calore propagarsi nel basso ventre. La parte anteriore del sellino aveva la forma di un corno. Si stagliava davanti a me come un cazzo. (pag.165)

Alle scene di sesso si sommano quelle del bagno e rendono il romanzo schietto e divertente. La Broder non si risparmia neanche qui in dettagli.

D’un tratto, dal gabinetto accanto avevo sentito esplodere una raffica di scorregge, poi il tonfo inequivocabile della diarrea e a seguire altre scorregge. Chissà se la tipa si vergognava, sapendo che sentivo tutto. (pag. 66)

Mi torna in mente Joyce che, nell’Ulisse, indugiava molto sui bisogni fisiologici del suo protagonista tanto che Nabokov in Lezioni di Letteratura invita gli schizzinosi di trattare con «assoluto distacco il particolare assillo di Joyce». (Lezioni di Letteratura, Biblioteca Adelphi, pag. 398)

La penna di Melissa Broder conquista anche l’Italia, grazie alla traduzione di Chiara Manfrinato. Il risultato è sorprendente e non si può non soccombere a quel fascino sfrontato e ironico. Il romanzo cos’è? La voce di tutte le donne che desiderano liberarsi dalla paura di diventare come non ci si aspetta, una favola moderna dell’essere femminile, il tripudio della sua conquista in una società dove certe catene sono spezzate solo in apparenza.

Note: Un grazie particolare alla Casa Editrice NNE per la copia in omaggio.

Autore: Melissa Broder | Titolo originale: Milk Fed | Per l’Italia: Affamata, Traduzione di Chiara Manfrinato, NN Editore, Stagione le Fuggitive, 2023, 288 pp., ISBN: 9791255750017


La sinossi: Rachel ha venticinque anni, vive a Los Angeles e soffre di un disturbo alimentare: calcola ossessivamente le calorie, cerca di ignorare la fame e trae un piacere quasi erotico dai pochi cibi che si concede. Lavora per un noto agente dello spettacolo, ogni giovedì sera si esibisce come stand-up comedian e si nasconde dalla madre, anaffettiva e dominante. Rachel usa la solitudine come scudo contro le relazioni e le tentazioni, finché un giorno, nella gelateria dove consuma di nascosto uno yogurt ipocalorico, incontra Miriam, la nuova commessa. Miriam è l’opposto di Rachel: un tripudio di curve e morbidezze, il trionfo dell’abbondanza sulla privazione. Le due ragazze si innamorano, si esplorano attraverso il cibo che consumano insieme, si riconoscono nei corpi che traboccano di piacere. L’amore innesca una rivoluzione nella vita di Rachel, che però dovrà fare i conti con la famiglia ebrea ortodossa di Miriam e con le ipocrisie del suo ambiente di lavoro. Serrato, impetuoso e provocatorio, Affamata parla di sensi e appetiti: di sesso, di cibo e di ossessioni. Con una lingua ironica e sensuale, Melissa Broder rivela che per sfuggire all’infelicità l’unica strada è tornare a se stesse, affrontando il rischio di non essere conformi e la vertigine del desiderio. Questo libro è per chi sa che i biscotti della fortuna non mentono mai, per chi sogna di chiedere a Midge Maisel la ricetta del suo brisket, per chi vorrebbe scoprire quali sono gli m&m’s preferiti da dio, e per chi ha capito che nella vita non bisogna per forza andare avanti, ma ci si può muovere liberamente, verso l’alto e poi giù in profondità, in una serie di infiniti crescendo.

L’autrice: Melissa Broder è un’autrice americana di romanzi, racconti, saggi e poesie, selezionate dal Center For Fiction First Novel Prize e dal Women’s Prize For Fiction. Collabora con The New York Times, Elle e The Cut. Vive a Los Angeles.


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