
Le storie superbe . SUPERBIA
ὠθέω. Otheo
In 12 Settembre 2021 da Debora Borgognoni
Debora Borgognoni
Hai creduto a tutti, e alla fine li hai tutti odiati
ὠθέω, otheo. Odio. Repulsione. Rifiuto. Sì, però non stare a specificare ogni volta l’etimologia della parola, ti credo, ne sono convinta pure io, va bene.
Li hai respinti (pure questa è una parola interessante nella coniugazione, non credi?) perché erano cattivi. Lupi affamati in cerca di carne giovane. Non più tanto giovane, allo stato attuale delle cose. È cominciata che eri giovane.
Hai camminato, hai cercato. Hai schivato frammenti di ghiaccio e lingue di fuoco, hai raccolto petali di fiori. Sei tornata indietro e ti sei pentita di aver lasciato solo il gambo. Hai fatto morire le rose, per punirti hai ingoiato le spine.
Dita lunghe, gambe snelle, occhi da cerbiatta, bocca carnosa. Da questa parte ti dico qualcosa, ma tu non capisci, e ancora una volta usi l’incomprensione per farti del male, per lasciare un segno dei tuoi peccati.
I piatti sono ancora nel lavello dalla sera prima, e i mozziconi di sigarette nel posacenere mi ricordano ognuno un preciso stato d’animo, un monologo interiore, noi donne simmetriche allo specchio che ci prendiamo per il culo. Sono certo io la più intelligente, perché tu ti giri, vai in bagno e ti radi i capelli ricci. Io allungo la mano, che cade nello spazio sospeso della superficie riflettente.
Ricordati che il frigorifero è vuoto. Potresti farci uno Still-Life, con le due mele avvizzite e il cespo di lattuga floscio. Tua figlia torna da scuola e tu devi prepararle il pranzo. Non vorrai farti dire ancora da tua madre che è ora di pensare come una cazzo di adulta. Vuoi essere ancora bambina: lei ti ha partorita e non lo sa? Quando smettono le madri di fare le madri? Quando smettono di proteggerti? Un momento c’è, deve esserci, perché a te è capitato di non essere più figlia.
Hai creduto anche a lui. Hai creduto anche a te. Ti amo, non finirà mai, un figlio insieme, un viaggio in moto, le foto sorridenti, l’amore così e così ma prima o poi capirà le mie esigenze, le cene troppo romantiche, le risate forzate perché le sue battute sono sempre uguali, e come faccio a dirglielo?, come lo avverto che non è gentile quando mi prende per un braccio e mi gira per penetrarmi senza preliminari?, come gli spiego che non sono me stessa?
Quando sei stata te stessa? Esiste una te stessa?
Ora torni da me e piangi, hai fatto una cazzata a rasarti i ricci morbidi, tua figlia non approverà, tra poco, quando entrerà da quella porta. Chiudila, chiudi la porta, chiudi fuori la vita, chiudi fuori tua figlia, non sei più figlia e non sarai più madre, non sarai più niente.
I vestiti sono ancora a terra, la cintura sul pavimento sembra un serpente. Striscia verso di te, si leverà la pelle, indosserà la tua.
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