
Le storie superbe . SUPERBIA
Sono io la piccola fiammiferaia
In 8 Gennaio 2023 da Manuela Capotombolo
Manuela Capotombolo
Accadde a scuola. La prof mi stava sul cazzo. E la cosa credo fosse reciproca. Quella mattina mi ordinò di andare a svuotare il secchio. Era pieno della nostra merda. Merda combustibile. Così, zitta e buona, finii sul corridoio, con il secchio in mano. ‘Fanculo! Lo poggiai a terra e mi guardai attorno. Il bidello stava seduto tranquillo tranquillo dietro un banco. Aveva le braccia conserte e il mento che affondava nel collo. Russava. Via libera. Nella tasca avevo dei fiammiferi. Sì, pensate a male, mi servivano per le canne. Comunque, appiccai il fuoco. Una lingua rossa usciva da quell’affare. Cazzo, che figata! Prese a rotolare con tutto lo sperma di fuoco che veniva da dentro. Naturalmente intervennero, e lo spensero. Poi, un mucchio di facce incazzate mi venne addosso. E arrivarono le paroline magiche.
Batty Bat sospesa. Sospesa. Sospesa.
Batty Bat era il mio nome. Ma per tutti ero ormai la piccola fiammiferaia. Qualcuno aggiungeva puttanella. E mi piaceva. Mi piaceva eccome.
Dopo la sospensione, mio padre si incazzò come una bestia. Disse che dovevo andare a lavorare, che dovevo portare i soldi a casa, che non valevo un cazzo come figlia.
Ah, non ve l’ho detto? Mio padre era un bastardo, uno di quelli che abusano delle figlie di notte. La sua particolarità era che si metteva una maschera in faccia prima di svuotarsi dentro di me. La maschera era quella di un elfo, o almeno credo, perché era tutta verde con il sorriso arancione.
Per farla breve, dopo le botte, mi guardai allo specchio. Un occhio nero e il naso che sanguinava. No, non era un bello spettacolo. Ma ero, diciamo, abituata a questo genere di spettacoli.
Solo che erano rimasti due fiammiferi in tasca, e avevo voglia di usarli. Quel pomeriggio il caro babbo rimase a casa, stava facendo un pisolino sul divano. A pancia scoperta e con la birra che era rimasta incollata nella mano. La tv era accesa. C’era la pubblicità del dentifricio a tre colori.
Non ci pensai due volte. In realtà non ci pensai proprio. La benzina era in garage. Accesi il solito fiammifero. Lui si dimenava e urlava, e il fuoco gli usciva dalle orecchie, dalla bocca, dagli occhi. Cristo santo!
Scappai.
Fuori, nascosta nell’angolo più buio di un viottolo, accesi l’ultimo cerino, volevo scaldarmi, cazzo, faceva freddo, prese persino a nevicare!
Una nuvola che somigliava a mia nonna mi salutava dal cielo. ‘Fanculo, stavo sognando o era lei per davvero?
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