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Malcolm & Marie, e il fattore chissà
In 22 Febbraio 2021 da Debora BorgognoniIo non trascino le mie palle in giro per la casa vantandomi delle esperienze che hanno fatto. Non mi servono i dettagli, non mi serve conoscere i posti e gli espedienti, i passi che ti hanno portato alla mia porta, perché ora tu sei qui. Ti amavo senza condizioni. Perché? Perché do un valore al mistero, all’ignoto, è ciò che sostiene la tensione di un rapporto, ciò che ci obbliga a essere la versione migliore di noi stessi, il fattore “chissà”.
Un fatto a due. Una cosa intima. Noi chi siamo per entrare in casa di altri e vedere una, due, tre, ripetute battaglie sotto forma di duelli? Abbiamo un qualche invito, una qualche concessione scritta dal padrone di casa?
Be’, forse sì. Perché siamo spettatori – paganti – di quel gioco al massacro verbale, di quelle parole taglienti e sempre un po’ intellettualoidi, di un amore che si sta mettendo in discussione in una notte, come una cosa liquida, fortemente mutevole nella forma. Siamo gli spettatori di un film che si intitola Malcolm&Marie. Ma certo che lo siamo, il film di Sam Levinson è uscito su Netflix il 5 febbraio 2021, primo film concluso dell’epoca Covid. Ma un attimo, io non intendevo solo questo.
Un film lo è veramente, ma lo è anche nella sostanza, un film che esce da se stesso e sembra quasi essere lì lì per rompere la quarta parete, e poi rientra, e ti spiega come un film dev’essere, in una serie di livelli diegetici nascosti tra i quali spicca il rapporto d’amore tra Marie (Zendaya) e Malcom (John David Washington).
In una casa bellissima a Malibù, una ex tossica ex attrice e un regista che ha appena coronato il suo sogno parlano, urlano, mangiano, ballano, si baciano, si svestono, piangono, si odiano, fumano, si amano, si raccontano in una lunga notte che segue la prima del film di lui, un successo non del tutto condiviso con lei.
Zendaya spiega il fattore CHISSÀ a John David Washington in Malcolm & Marie | Netflix Italia
Ne deriva un lungo, lunghissimo, estenuante dibattito sull’amore, sulla vita e sul cinema, esso stesso metafora dei primi due. Lo dimostrano la pellicola 35 mm e il bianco e nero pulitissimo, omaggi della settima arte pura, intima, immortale e sempre magica.
Il motivo per cui non sei geloso è che tu non dai valore a quel mistero, vero? E tu non gli dai valore per la stessa ragione per cui non ti chiedi se mi sia mai fatta di meglio, se sia mai stata con una persona più brillante e gentile, o con più talento. È perché è inconcepibile, per te, che altri uomini a questo mondo siano più interessanti di te. La tua mancanza di curiosità è una semplice estensione del tuo narcisismo, della tua megalomania, della tua visione egoistica del mondo e non dubitando mai di te stesso non hai mai pensato di chiederti: come divento un compagno migliore? Sei a posto, ti basta così. L’uomo che ho davanti in questo momento è al suo apice.
Quando hai urlato, mentre ero in vasca, che puoi spezzarmi con un rametto, è il meglio e il peggio dell’uomo che sarai in questo nostro rapporto. Ed ecco perché puoi dimenticare di ringraziarmi nel tuo discorso. Perché non hai paura che, tornati a casa, dirò: sai che c’è? Mi hai perso stasera, vaffanculo a tutto, io me ne vado. Ma se annienti con regolarità ogni persona che ti circonda, finirai col vivere in una cazzo di realtà fatta di finzione. Guardami, io sono l’unica superstite, sono l’ultima rimasta a guardarti, a dirti: ora basta, prova a fare qualcosa di meglio. Se non per me almeno per il tuo lavoro. Se questo fosse un film ti aggrapperesti a me come a un’ancora di salvezza.
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