CattiviConsigli . IRA
L’arte della maleficenza
In 19 Gennaio 2024 da Gianluca PapadiaOgni anno, a Natale, nella mia famiglia divampa sempre la stessa discussione: meglio il pandoro o panettone?
Quest’anno ci ha pensato mia figlia a risolvere la questione. «Papi, per Natale voglio il pandoro di Chiara Ferragni», ha esclamato, con il solito candore ingenuo, la piccola di casa.
«Ah… perché la cara Chiara si è messa a fare pure i dolci?».
«E mica li fa lei? È la Balocco che li produce…», ha dichiarato lei un po’ infastidita dalla mia sottile ironia.
Ho dovuto sudare sette camicie ma alla fine – dopo aver corrotto una guardia giurata di un centro commerciale – ho portato a casa il famoso pandoro.
«Ascolta bene, piccola mia, con gli stessi soldi ne compravamo tre di pandori», ho spiegato a mia figlia per cercar di trasmetterle il giusto valore dei soldi.
«Papi, ma sei cretino? Il ricavato va tutto in beneficenza», mi ha asfaltato lei.
«Ah… perché la cara Chiara si è messa a fare pure la beneficenza?».
«Quest’anno ha vinto l’Ambrogino d’oro», ha risposto lei con una tale superbia che mi ha tolto qualsiasi possibilità di controbattere.
Così, il costoso pandoro è finito sotto il nostro albero di Natale. Almeno fino a quando mia figlia non è tornata da scuola. «Fermi tutti, il pandoro di Chiara Ferragni non si tocca», ha protestato mia figlia. «Lo devo conservare così com’è: intatto».
«Ma tu veramente dici?», ho chiesto seriamente alla bambina.
«Papi, ma tu non lo schifavi il pandoro?», mi ha ripreso lei.
«Sì, ma se gli spalmi un barattolo di Nutella sopra e lo cospargi di granella di nocciole di Bronte, diventa mangiabile», mi sono giustificato io mentre lei correva in camera sua a nascondere il pregiatissimo trofeo.
Non sono passati nemmeno un paio di giorni che mia figlia è tornata da me con una faccia da funerale. «Tieni, mangiatelo pure», mi ha detto mestamente consegnandomi il carissimo pandoro.
«Cosa è successo?», le ho chiesto mentre riponevo il dolce della Balocco sotto l’albero.
«Era tutta una truffa. I soldi del pandoro non sono andati in beneficenza».
Credere che un’influencer faccia beneficenza è come credere a Babbo Natale, le avrei voluto dire, ma ho lasciato cadere la cosa per non ferirla ulteriormente. «Vabbè, sarà stato un equivoco», le ho mentito per provare a rincuorarla.
«Nessun equivoco. Lei stessa ha ammesso lo sbaglio», ha risposto mia figlia prima di rintanarsi nella sua stanza.
Qualche giorno dopo, mentre stavo pregustando di fare colazione con il pandoro griffato, mia figlia si è precipitata in cucina. «Non aprirlo», mi ha urlato. «La Ferragni ha deciso di evolvere un milione di euro all’ospedale Regina Margherita di Torino».
«Ah… perché la cara Chiara nientedimeno ha tutti questi soldi?».
«Papi, lei è ricchissima», mi ha risposto mia figlia prima di portare il suo cimelio in salvo nella sua stanza.
Da quel momento quel pandoro è diventato la mia ossessione. Sarà stata la privazione, il fatto che costasse così tanto, la tristezza da Grinch che mi prende durante le fese natalizie, ma una notte, preso da un attacco di astinenza da zuccheri, ho preso il pandoro e l’ho aperto.
Dentro c’era lo zucchero a velo color rosa e uno stencil con il logo un po’ inquietante della Ferragni. Che donna con le palle, ho pensato mentre inzuppavo il pandoro rosa nel cappuccino.
Dopo questa colazione improvvisata ho richiuso bene lo scatolo e ho riportato il pandoro nella stanza di mia figlia. Che palle questa donna, ho pensato quando, una volta tornato in cucina, ho scoperto di aver lasciato evidenti tracce di zucchero a velo rosa su tutto il pavimento.
A quel punto ho dovuto spazzare e pulire bene tutta la cucina. Questo rituale notturno è durato per tutto il periodo natalizio e, per fortuna, mia figlia non si è accorta di nulla.
Stamattina è ripresa la scuola e quindi mi posso gustare l’ultima fetta di pandoro in santa pace.
Con la casa vuota, posso finalmente usare l’aspirapolvere per eliminare tutte le tracce di quel maledetto zucchero a velo color rosa. Nei giorni scorsi è stato un vero incubo. Non potendo usare la folletto, l’unico modo era quello di leccarlo via con la lingua.
Dopo tre ore di assoluto relax, il suono del citofono mi riporta alla realtà. «Papi, hai visto quanto vale il mio pandoro?», dice mia figlia quando entra in casa.
«In che senso?», chiedo, ignaro di tutto.
«Ho fatto bene a non aprirlo. Su ebay vale seicento euro!».
«Come?» farfuglio a malapena.
«Siccome c’è una indagine in corso, il valore del pandoro della Ferragni è schizzato alle stelle. Ed è introvabile. Tra qualche giorno supererà i mille euro. Così lo possiamo vendere e dare tutto in beneficenza. Perché fai quella faccia?».
«Scusa non mi sento tanto bene», le dico mentre corro in bagno.
«Non sei felice di donare mille euro ai bambini malati?», mi urla mia figlia dal corridoio mentre il mio vomito color rosa inonda tutto il bagno di casa.
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