CattiviConsigli . IRA
Io mi vaccino
In 19 Febbraio 2021 da Gianluca PapadiaOggi ho accompagnato mia madre a fare il vaccino per il Covid19. La procedura di prenotazione è stata molto semplice e l’attesa davvero minima. Non credevo che dopo pochi giorni mi contattasse l’ASL e invece così è stato.
Non sono un tipo che si lascia influenzare dai social ma da quando l’ho saputo sono in giro a caccia di notizie sui vari siti acchiappa-clic. Ho letto addirittura di persone nelle quali, dopo la prima dose del vaccino, hanno riscontrato mutazioni genetiche del dna. Lo so che sono tutte bufale ma mi sono talmente lasciato condizionare che stanotte ho avuto gli incubi e non sono riuscito a chiudere occhio. Ho sognato mia mamma che dopo l’iniezione aveva avuto una forte reazione allergica che le aveva causato uno spaventoso eritema su tutto il corpo. Ogni volta che si grattava, le cadevano dei pezzi di pelle che lasciavano il posto ad uno strato verde squamoso. Mi sono svegliato nel momento in cui mia mamma si era trasformata in una specie di rettile gigante come quelli che avevano invaso la Terra nella serie Visitors.
Mia madre, invece, ha dormito serenamente. Voleva a tutti costi farlo questo vaccino e stava aspettando questo giorno da un anno. Stamattina era rilassata e stranamente su di giri.
In ospedale si respira un’aria di efficienza che stride molto con il caos e l’emergenza continua che stiamo vivendo dall’inizio di questa maledetta pandemia.
Un operatore della Croce Rossa, ci ha fatto parcheggiare davanti alla sala d’attesa, ha fatto accomodare mia mamma su una sedia a rotelle e l’ha coperta con un uno di quei teli che sembrano l’incarto delle uova di pasqua che fanno tanto CSI. Mia madre, anche se deambula benissimo, si è lasciata coccolare da quel ragazzo mentre io completavo tutte le pratiche burocratiche.
Gli infermieri sembrano tutti dei lord inglesi gentili ed educati e a me sembra quasi che ci stiano prendendo in giro. Uno di loro ha preso in consegna mia madre e l’ha fatta accomodare su una sedia in sala d’aspetto.
Agli accompagnatori è vietato sostare nella sala d’aspetto per le norme anti Covid e sono costretto a guardare mia mamma attraverso il vetro delle porte automatiche. Sembra ringiovanita di vent’anni. Ride e scherza con tutti. Non la vedevo così felice da tanto tempo. Questa pandemia l’ha fatta piombare in uno stato depressivo non indifferente ma stamattina sembra rinata.
«Prendono più soldi?» mi chiede l’anziano signore che è uscito a fumare.
«Come, scusi?»
«Non trova che sono tutti troppo gentili? Io li frequento questi posti e una cosa del genere non l’ho mai vista. Odio questa ipocrisia. Per poco non ho spaccato tutto dalla rabbia».
«Non credo che dipenda dai soldi. Forse, deriva dalla nobiltà del gesto. Sanno che quello che stanno facendo può salvare qualche vita. C’è qualcosa di mistico in questa giornata».
Mia madre mi saluta attraverso il vetro. Le vedo una luce negli occhi che credevo fosse svanita per sempre.
«Conosce la donna che non smette di parlare un attimo?»
«Si. È mia madre. Pensi che nell’ultimo anno, non ha proferito parola. Passava le sue giornate davanti alla tv».
«Sta parlando da quando è arrivata. Scusi se glielo dico ma se fossi rimasto là dentro ancora un minuto l’avrei strozzata con le mie mani».
«Succede spesso anche a me» rispondo ridendo e vedo mia madre, al centro della sala, che gesticola come se stesse recitando su un palcoscenico. Sembra essere tornata giovane, al tempo in cui faceva parte di una compagnia amatoriale.
«Sta raccontando tutta la sua vita» si lamenta il vecchio e intanto accende un’altra sigaretta. Mi porge il pacchetto ma io rifiuto con un gesto della mano.
«Lei parla con tutti. È fatta così, è molto socievole».
«Logorroica, vorrà dire».
«Questo distanziamento sociale la sta uccidendo. Con il vaccino avrà meno paura di incontrare gente».
«E se il vaccino non fosse efficace come dicono? Se l’immunità non dovesse durare tanto? Se non funzionasse con tutte queste varianti che ci sono adesso in giro».
«Mia madre oggi è rinata, lo capisce? La guardi bene, le sembra una donna che ha passato l’ultimo anno chiusa in casa? Non c’è nulla da temere, bisogna fidarsi della medicina» aggiungo più per convincere me stesso che il vecchio.
«Sa cos’è il Mitridatismo?» e approfittando del mio sguardo titubante, l’uomo si sente in dovere di aggiungere: «Mitridate il Grande, un Re dell’Asia Minore che, per paura di essere avvelenato, ogni giorno ingeriva una piccola quantità di veleno per immunizzarsi. Sembra che questa pratica funzioni davvero e venga ancora usata dagli incantatori di serpenti. Qualcuno sostiene che tutta lo studio dei vaccini si basi proprio sulle farneticazioni di quel vecchio pazzo vissuto più di duemila anni fa».
L’immagine del serpente fa tornare alla luce l’incubo che ha scosso la mia notte insonne. Controllo il cellulare per scacciare dalla mia mente l’immagine di mia madre che esce da una cesta di vimini al suono del pungi, lo strumento tipico indiano usato dagli incantatori di serpenti.
Un infermiere entra nella sala d’aspetto e dalla reazione di mia madre capisco che è arrivato il suo turno. Lei si gira a salutarmi e si mette sotto il braccio dell’infermiere che la scorta fino all’ambulatorio. Nonostante indossi la mascherina riesco a vedere gli occhi splendenti della ragazza che sessant’anni prima entrava in chiesa al fianco di mio nonno.
«Ha visto com’è felice?» chiedo all’uomo che sta accendendo la terza sigaretta. «Pure se le iniettassero acqua fresca, lei sarebbe contenta lo stesso. Ha di nuovo quella voglia di vivere che pensavo avesse smarrito. Quella forza dentro che le ha permesso di vincere battaglie più dure di questa. Se pure domani dovesse ammalarsi di covid, adesso so che avrebbe molte più chance di farcela».
«Lei crede quindi nell’effetto placebo?»
«No, non si tratta di quello. Anche io prima di stamattina avevo i suoi stessi dubbi. Ora, vedendo la reazione di mia madre, non vedo l’ora di farmi vaccinare».
«Non ha letto degli effetti collaterali? Io non sono uno di quelli che si perde dietro alle bufale, sa? Verifico sempre le fonti delle notizie che mi interessano».
«Nuoce gravemente alla salute» leggo ad alta voce quello che c’è scritto sul pacchetto dal quale l’uomo ha appena prelevato la quarta sigaretta.
«È che oggi sono molto nervoso. Di solito non fumo tanto ma lei non può capirmi» e aspira una lunga boccata di fumo. «Non ha mai fumato?»
«Da giovane, sì».
«E come ha fatto a smettere?»
«Ho avuto paura degli effetti collaterali. La fonte mi sembra più che autorevole» dico mentre mia madre rientra nella sala d’attesa con un passo leggiadro, sembra che volteggi a pochi centimetri dal pavimento. Con un gesto teatrale saluta tutti gli altri anziani ed esce nel parcheggio dell’ospedale.
«Guardi che tra un po’ tocca a lei» dice al mio compagno di conversazione mentre apro la portiera dell’auto per farla entrare.
«In quella fiala troverà tutto quello che nessuno è riuscito a darle in questi dodici mesi, mi creda. Né l’amore dei suoi figli, né quello dei nipoti e nemmeno la fede in Dio» sentenzia lei prima di accomodarsi sul sedile anteriore della mia auto.
«Un virus modificato che le farà sviluppare gli anticorpi per combatterlo?» le sputa addosso il vecchio.
«No. In quel vaccino c’è la speranza. Ed è quello di cui abbiamo bisogno per vincere questa guerra» ribadisce mia mamma e chiude lo sportello.
Riparto con una sgommata e, nello specchietto retrovisore, vedo che il vecchio si avvicina al cestino dell’immondizia, butta il pacchetto di sigarette e, dopo aver indossato la mascherina, entra nella sala d’aspetto con un passo deciso.
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