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Più Disconnessi. Meno Connessi
In 13 Giugno 2019 da Mary EmpatikaConduciamo vite frenetiche in cui corriamo all’impazzata da una parte all’altra della città. Siamo sempre più avidi di like e post su bacheche sulle quali mettiamo in mostra identità fittizie. Siamo pronti ad immortalare attimi delle nostre esistenze grazie all’utilizzo di fotocamere ipertecnologiche. In qualsiasi posto ci troviamo siamo continuamente reperibili, geolocalizzati. Abbiamo la possibilità di superare limiti di distanze se la nostra amica lavora dall’altra parte del mondo e abbiamo bisogno di un suo parere.
Siamo nell’era in cui tutto è possibile ed estemporaneo. Tutto si consuma ed esaurisce ad una velocità supersonica. Dovremmo essere contenti di tutte queste conquiste che ci hanno facilitato in diversi campi d’azione eppure il malcontento dilaga. Si stima che il numero dei casi di depressione e nuove patologie psichiatriche, il cui nome ci suona spesso” strano”, aumentano di anno in anno. La verità è che esser connessi al mondo circostante soprattutto quello non veritiero, costruito ad arte, di facciata, ci allontana sempre più dalla nostra vera essenza. Più curiamo la maschera da indossare per apparire interessanti, per racimolare commenti positivi, ottenere approvazione, meno curiamo quello che siamo sempre disconnettendo dalla realtà in nome di una finzione che ci sta consumando e logorando l’anima.
Fingiamo di stare bene anche quando crolliamo a pezzi. Diventano nostri gli usi e costumi che qualcuno ha scelto per noi. Non è questa la vita vera. Lo scopriremmo solo se imparassimo a godere del piacere che le piccole e semplici cose sono in grado di donarci senza chiederci nulla in cambio. Immersi in un’inedita tranquillità e leggerezza ci focalizzeremmo su ciò che ogni giorno sembra passare in secondo piano o addirittura viene ignorato.
Riappropriamoci di un mondo in cui agire con leggerezza, a ritmo rallentato, in cui dialogare con il proprio “io” senza limiti o interferenze esterne. Liberiamoci dai giudizi altrui e dall’altrui approvazione in nome della libertà concreta e dell’autenticità. Spogliamoci del superfluo per recuperare la Bellezza e la Meraviglia che un tramonto, la lettura di un libro, una musica emozionante, una gita in mezzo ai boschi sono in grado di regalare. Sono queste attività piacevoli che vanno coltivate e recuperate. Esse ci consentono di intraprendere un vero e proprio viaggio introspettivo in cui protagonista è la nostra vera identità. Entrando in connessione con essa avremo tanto da apprendere su ciò che realmente siamo, compresi i difetti e i “fantasmi del passato” dai quali sfuggiamo o facciamo fatica ad accettare.
C’è tanto da scoprire ed esplorare al di là di un mondo virtuale ricco di promesse e aspettative illusorie che ci stanno logorando l’anima e allontanando da una vita qualitativa in cui essere autentici e liberi. Cogliamo al volo le occasioni che ci chiedono di essere piuttosto che figurare, vivere e non sopravvivere, connetterci al proprio “io” e soprattutto per conquistare le virtù e i valori che fanno la differenza. Essi sono in grado di dare un appagamento indefinito che ci fa acquisire una consapevolezza nuova della nostra esistenza. È qualcosa che non si può quantificare perché va vissuto e goduto pienamente e vale la pena sperimentare.
Conduciamo vite frenetiche in cui corriamo all’impazzata da una parte all’altra della città. Siamo sempre più avidi di like e post su bacheche sulle quali mettiamo in mostra identità fittizie. Siamo pronti ad immortalare attimi delle nostre esistenze grazie all’utilizzo di fotocamere ipertecnologiche. In qualsiasi posto ci troviamo siamo continuamente reperibili, geolocalizzati. Abbiamo la possibilità di superare limiti di distanze se la nostra amica lavora dall’altra parte del mondo e abbiamo bisogno di un suo parere.
Siamo nell’era in cui tutto è possibile ed estemporaneo. Tutto si consuma ed esaurisce ad una velocità supersonica. Dovremmo essere contenti di tutte queste conquiste che ci hanno facilitato in diversi campi d’azione eppure il malcontento dilaga. Si stima che il numero dei casi di depressione e nuove patologie psichiatriche, il cui nome ci suona spesso” strano”, aumentano di anno in anno. La verità è che esser connessi al mondo circostante soprattutto quello non veritiero, costruito ad arte, di facciata, ci allontana sempre più dalla nostra vera essenza. Più curiamo la maschera da indossare per apparire interessanti, per racimolare commenti positivi, ottenere approvazione, meno curiamo quello che siamo sempre disconnettendo dalla realtà in nome di una finzione che ci sta consumando e logorando l’anima.
Fingiamo di stare bene anche quando crolliamo a pezzi. Diventano nostri gli usi e costumi che qualcuno ha scelto per noi. Non è questa la vita vera. Lo scopriremmo solo se imparassimo a godere del piacere che le piccole e semplici cose sono in grado di donarci senza chiederci nulla in cambio. Immersi in un’inedita tranquillità e leggerezza ci focalizzeremmo su ciò che ogni giorno sembra passare in secondo piano o addirittura viene ignorato.
Riappropriamoci di un mondo in cui agire con leggerezza, a ritmo rallentato, in cui dialogare con il proprio “io” senza limiti o interferenze esterne. Liberiamoci dai giudizi altrui e dall’altrui approvazione in nome della libertà concreta e dell’autenticità. Spogliamoci del superfluo per recuperare la Bellezza e la Meraviglia che un tramonto, la lettura di un libro, una musica emozionante, una gita in mezzo ai boschi sono in grado di regalare. Sono queste attività piacevoli che vanno coltivate e recuperate. Esse ci consentono di intraprendere un vero e proprio viaggio introspettivo in cui protagonista è la nostra vera identità. Entrando in connessione con essa avremo tanto da apprendere su ciò che realmente siamo, compresi i difetti e i “fantasmi del passato” dai quali sfuggiamo o facciamo fatica ad accettare.
C’è tanto da scoprire ed esplorare al di là di un mondo virtuale ricco di promesse e aspettative illusorie che ci stanno logorando l’anima e allontanando da una vita qualitativa in cui essere autentici e liberi. Cogliamo al volo le occasioni che ci chiedono di essere piuttosto che figurare, vivere e non sopravvivere, connetterci al proprio “io” e soprattutto per conquistare le virtù e i valori che fanno la differenza. Essi sono in grado di dare un appagamento indefinito che ci fa acquisire una consapevolezza nuova della nostra esistenza. È qualcosa che non si può quantificare perché va vissuto e goduto pienamente e vale la pena sperimentare.
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Cara Maria,
ti porto la mia tragica testimonianza.
Come rimatore contemporaneo avevo tutto quel che tu elenchi:
1) la pace assoluta (non esco giammai di tana);
2) la totale connessione col più profondo me stesso (essendo telefonicamente totalmente disconnesso);
3) la pace assolata (sono pigrissimo, lentissimo, quasi un fermo immagine, il nemico numero uno della vita frenetica);
4) niente limiti di distanze, reali o fittizie, da superare (non ho amiche, non vado al mare);
5) tramonti a bizzeffe, libri d’ogni formato, musiche celestiali con cui deliziarmi (Mahler, Bach, Chopin, Malgioglio).
Poi arrivò Debora senz’acca (e, a ruota, il suo vice, Fabio) e adesso sono qui, connesso, ad attendere i like, gli smack, gli shock e l’effimera gloria terrena. In rima e in breve, mi faccio pena…
…e zumpappèro!