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Io & la mia valigia
In 9 Agosto 2018 da Mary EmpatikaOgni volta che devo allontanarmi da casa, che sia per lavoro, per piacere, per ragioni creative o sentimentali, il momento in cui devo preparare la mia valigia è un tormento. Sono incapace di programmare cosa mi servirà, cosa è più utile di qualcos’altro, cosa è necessario e ciò che è superfluo. Mi riduco all’ultimo momento se non proprio all’ora prima della partenza. Apro armadio e cassetti e mi lascio guidare dall’istinto. So che mi porterò dentro la mia valigia ciò che non utilizzerò per così poco tempo. So anche che sto per dimenticarmi qualcosa di cui molto presto sentirò la mancanza.
Fosse per me avrei pronta in un angolo della mia stanza una valigia che aspetta solo me per intraprendere una nuova avventura o missione creativa o impresa idilliaca. Sarebbe un bagaglio indispensabile e utile per qualsiasi destinazione, meta e missione vitale. In essa custodirei il necessario con cui poter affrontare il mondo a colori che aspetta solo noi per essere esplorato, con cui sentirmi propriamente a mio agio. Nella mia valigia non potrebbe mancare il mio taccuino su cui annotare “parole tradotte in versi” per dare sfogo all’ispirazione che durante il viaggio può bussare inaspettatamente alla porta della mia anima. Un viaggio che ben si rispetti non può non avere una colonna sonora. Nella mia valigia non manca il lettore mp3 con tanta musica ispiratoria e rilassante.
La mia “valigia della partenza” non è uguale alla mia “valigia del ritorno“. Durante il viaggio la mia valigia diventa più ricca e bella perché si colora di momenti indelebili, incontri inaspettati, foto immacolate ed emozioni intense che appartengono solo e unicamente a me. La mia valigia è un contenitore di vicissitudini che si susseguono senza fine e alle quali non si possono attribuire termini e definizioni. Ogni segno, ogni ammaccatura o pezzo di tessuto consunto della mia valigia corrisponde a un ricordo, un’esperienza, un incontro.
Al ritorno dal mio viaggio disfare la mia valigia è più traumatico che prepararla. Per qualche ora dopo il mio ritorno la lascio stazionare nella mia stanza. La osservo a distanza, sorrido pensando a tutto ciò che ho vissuto qualche ora prima in sua compagnia. Vorrei non riaprirla, vorrei lasciarla immacolata lì dinanzi a me perché anche se fisicamente sono tornata, mentalmente sto ancora da tutt’altra parte. E ancora una volta mi assale un senso di inquietudine perché ho tanto ancora da esplorare. A farmi compagnia la consapevolezza che presto riprenderò nuovamente la mia valigia per riempirla di sogni, progetti e avventure nuove.
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