Le storie superbe . SUPERBIA
La chambre en Montmartre
In 11 Gennaio 2020 da Debora BorgognoniAnima gemella, dice.
Chi ha inventato per primo questo accostamento di parole? Anima, come qualcosa che esiste solo se hai fede, solo se sei pronto a sentire i ventun grammi in più di te: un peso specifico che non puoi misurare fino alla morte, che si trasformerà inevitabilmente in energia, in proiezione di una cosa altra. Gemella, come uno specchio nel quale il tuo riflesso appare alterato quel tanto per permetterti di vedere dettagli veri, e ti rende un essere umano maledettamente concreto e imperfetto.
Una fede materiale: non è forse una bellissima contraddizione in termini?
Facciamoci una foto, dai, prendo il telefonino – gli dico. Non gli piace il suo volto sullo schermo, l’ha sempre detto. Il suo volto invece è bello, mostra il disincanto dell’esperienza. Le rughe sono risate, pianti, incazzature, lavoro, tragedie quotidiane, sesso con chissà chi, fragili risalite, viaggi di cui ricorda nomi e odori, terra bagnata, riti celebrati per convenzione, parole dette al risveglio, sogni rimasti nella gola. E sono letti di fiumi antichi, acqua stagnante in cui non puoi annegare. Ora creano i contorni dei suoi occhi sinceri. Ne han viste, di cose; e vedendole sono diventati verdi, poi gialli, ogni tanto grigi.
Anima gemella. L’ho pensato anche io, mentre ho cercato il tasto del telefono per lo scatto.
Siamo due amanti nudi. Nudi a noi, inconsapevolmente. Nudi nella camera di albergo, quello al primo piano di un palazzo di Montmartre. E siamo in piedi su un parquet scricchiolante, diamo le spalle a una carta da parati a righine bianche e rosse, siamo illuminati da abat-jours di stoffa scucita e macchiata. La polvere sottile vola appena, insieme al fumo della sigaretta che mi porge. La sentiamo nelle narici, fragile, inconsistente, mentre vorremmo che l’aria fosse meno afosa. O forse no, perché ci è piaciuto sudare. E ci piacerà fra poco, quando lui mi prenderà da dietro ed entrerà nel mio corpo steso sulla scrivania, rigido per il godimento.
Ma questo attimo pare durare in eterno. Lui mi copre il volto mentre mi infila fra le labbra la sigaretta. Le sue mani muovono chissà quale mistero, eppure sono così reali, dure. Non sono mani da scrittore, né da artista. Sono mani che stringono fianchi, che pescano in mare, che si arrampicano su scogli. Mi accarezza poche volte, mi tocca pesante. Con le mani lascia segni, e con la voce sfiora appena. Ha la gentilezza nel suono delle parole, la brama dell’amante nel pugno.
Lo sei? Ne hai mai conosciuta una?
Le voci là sotto, sulla strada ripida dal nome familiare, le voci di gente burbera che non riconosce più la fisionomia dei balconi e delle finestre quassù, e che ricorda una città più intima, meno eterna, ci accompagnano nella solitudine perfetta e pietosa. Non li vogliamo, qui è tutto chiuso, fuori da questa stanza!, via! Ché ci è concesso uno spazio limitato di ossigeno e azoto: è destinato a noi soli.
Mi sussurra qualcosa, un brivido scende sul mio collo lungo, compie lo stesso percorso della sua goccia di sudore. Chissà che sapore ha. Sale, uomo, dopobarba, vent’anni di vita più di me. Tabacco, caffè. E quel suo machismo dolce, mentre penetra con la voce l’incavo del mio collo, e fa in modo che il suono rimbalzi nel mio orecchio, attutito dai miei capelli biondi e leggeri.
Il suo corpo abbronzato, abituato a oltrepassare la mia linea di spazio vitale, la mia voglia di vivere, le vibrazioni della mia pelle giovane. Il suo volto nascosto in me, che cattura quel che deve, quel che sogna il mio futuro. La sigaretta fra le labbra, che lui riprenderà tra un attimo. E il piccolo mondo nostro, fatto ora di tende rosse, di contrasti di luci e bui, di riproduzioni di arte immortale.
Anima gemella. Sei tu, immortale.
Clic. L’obiettivo raccoglie quel poco di lui, informazioni in bianco e nero, dettagli in pixel, porzioni di universo in digitale.
La mia sete di lui, la sua di conservarne un poco per domani.
Anima gemella, amore. Ti ho trovata da vecchio, sei la prima e l’ultima. Ti ho trovato da giovane, viaggia con me nello spazio di questo istante.
Debora Borgognoni è editor, blogger, fotografa e scrittrice. Ha pubblicato quattro libri:
- Lo scrittore emergente in Italia. Analisi di una subcultura nella comunicazione mediale – saggio critico, LibreriaUniversitaria Edizioni, 2017
- Tu non spegnere le luci – romanzo storico, Temperino Rosso Edizioni, 2016
- Io e il Dottor Zeta, la ragazza Ics ed io – romanzo, Montag Edizioni, 2013
- Caro diario… Piccole parole appese al muro – silloge, Albatros Il Filo, 2011
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