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Teresina e il ritorno du virùs
In 1 Novembre 2020 da Caterina LevatoLe giornate di pioggia si aggrumavano l’una sull’altra, pareva che sia in cielo che in terra ci fosse solo acqua. Teresina si metteva dietro al vetro e guardava, alla prima schiarita prendeva la borsa grande e scappava a fare la spesa, non le piaceva mangiare la roba vecchia. Mica siamo conigli che ci mangiamo gli avanzi, pensava.
A luglio aveva finito la coperta, che quanto era venuta bella non ve lo potete immaginare, calda calda e di tutti i colori. E aveva avuto ragione, finita la coperta i casi non ci stavano più, u virùs era proprio sparito. Si era goduta l’estate seduta avanti alla porta con la commara Lucietta e altre due amiche sue. Tutte le sere, si mettevano a braccill e andavano alla messa. La chiesa, però, pareva un cinema, con i posti assegnati, lontano lontano, e ti dovevi disinfettare le mani quando entravi e manco con l’acqua santa ti potevi segnare. Tutti dicevano che u virùs poteva tornare, come a Mussolini che però lo avevano ammazzato e non era tornato più.
Ogni tanto guardava la televisione e prima tutto bene, tutto bene, poi di nuovo i casi: in Sardegna, nelle discoteche. Ma statevi alle casere vostre, era il pensiero fisso di Teresina, perché mo tornava la paura. Comunque la Sardegna stava in mezzo al mare, lontana lontana, mica teneva le ali sto virus per venire fino qua. Poi le brutte notizie dal Salento: cap’ di cazz! vicino vicino. E sempre le discoteche e poi le feste e poi gli alberghi… E di nuovo lavatevi le mani, mettetevi la mascherina, e state lontani almeno un metro e fate attenzione e bla bla bla…
Ma con l’autunno il Covid-19 era tornato pieno pieno e Teresina stava pensando di iniziare una nuova coperta. Non fa niente che non le serviva, ma non si sa mai, magari quando finiva pure questa u virùs se ne andava per sempre.
Il Governo scriveva ogni poco un DPCM, insomma le leggi nuove, glielo aveva spiegato la commara Lucietta che erano le leggi urgenti e cu virùs le leggi si dovevano fare veloci veloci, bisognava essere come a Mennea che correva forte e vinceva tutto.
Problema uno erano le scuole, problema due i pullmàn per andare alle scuole. Non ce ne stavano, e Teresina nella testa sua si diceva: e dico io, e tutta l’estate invece di dire tutto bene, tutto bene, non ci potevate pensare?
Insomma tutt nu macidd. Però, se la guardavi la televisione, attorno attorno all’Italia fino all’America era pure peggio, dicevano certi numeri grandissimi che non li riuscivi a capire. E che è? manco la guerra aveva fatto un guaio così grosso. Solo i Cinesi stavano bene, beati a loro, ma come avevano fatto? Mistero.
Anche Trump si era ammalato, sì proprio lui, quello dell’America che voleva curare u virùs con la varichina e poi andava dicendo che a lui la malattia non lo pigliava. A parte che la varichina è buona solo per lavare le chianche ché pure se la usi sulla biancheria devi stare attenti attento, e poi, bombatt, u virùs se l’era preso pure lui; però i ricchi, si sa che guariscono prima dei poveretti, e infatti stava di nuovo là sulla piazza senza mascherina a fare i comizi, che mo all’America si votava. A Teresina sarebbe piaciuto se magari alle votazioni si pigliava una bastonata, ma una di quelle che se la doveva ricordava per tanto tempo. Che era pure contro quelli di colore che non avevano fatto niente.
Come a quell’altro, quello che pareva nu pupazz, tutto tirato, con la faccia come uno dei cartoni animati, beh! Pure quello si era ammalato, che era andato in discoteca in Sardegna. A Teresina era venuta subito subito una domanda: ma i vecchi ci possono andare in discoteca? E si vede che sì, se c’era andato e le picciueddozz, a vederselo d’avanti come nu paponn non s’erano pigliato uno spavento? E va be’ lei, ignorante com’era, che ne sapeva del mondo di oggi, che tutto era cambiato.
Problema tre l’economia: e chiudiamo e non chiudiamo, e le proteste di quelli che non guadagnano e le proteste dei virologi. Che, dic’ e dic’, Teresina s’era imparata pure chi erano i virologi.
Problema quattro: vi dovete vaccinare contro l’ambluenz, ma i vaccini non ci stanno per tutti…
Problema cinque il calcio. Eh sì, pure il calcio era un problema dell’economia, ma era pure un problema della malattia che giocavano e si ammalavo, ma non potevano smettere. E Teresina fece un pensiero tutto suo, questi però era sicuro che guarivano, avevano i soldi per i medici buoni.
Insomma nu riduìn dentro la testa, na confusione da uscire matti. Punto fermo, la verità era una sola: era tornato u’ virùs e mo stavano a fare l’altro DPCM, che chiudevamo un poco sì e un poco no.
A furia di fare l’elenco le era venuto nu mal d’cap… e quindi per non pensare si mise a preparare un poco di pane e pomodoro, che pure lo stomaco si era chiuso e non teneva voglia di cucinare per la sera, ma senza accendere la televisione se no l’elenco arrivava non si sa dove.
A un certo punto bussarono alla porta e Teresina ebbe un sussulto, proprio come qualche mese prima, ed era di nuovo Tommaso. Lei si fece scura scura in faccia, aveva idea che buone notizie non ne portava. Il giovane teneva la mascherina, ma questo mo era diventato normale. Teresi’, mi manda la nonna, mi ha detto che lei per ora non esce, ha paura del Covid e mi dice di dirti di stare cautelata.
– Tomma’, e dove vado? A fare la spesa e alla messa.
– E glielo dico alla nonna, ma penso che già lo sa. Comunque, hanno fatto un’altra legge che la mascherina la devi tenere sempre quando esci, e devi stare lontana da tutti, c’è di nuovo la multa se non la porti.
– Un’altra volta la multa? allora stiamo messi male proprio.
– E poi a casa tua puoi invitare solo sei persone o ti fanno la multa.
– Tomma’ mi vuoi fare uno scherzo? Qui ci stiamo io e il gatto e poi, pure se tenevo gli amici, quelli del governo devono venire a comandare dentro a casa mia? Mica lo so se si può fare questa cosa, che manco Mussolini la teneva pensata.
– Per ora dicono così, poi leggiamo bene bene che tutti stanno arrabbiati per questo fatto. E mica è finita. Lo sai che vogliono fare pure il coprifuoco, che dicono che noi giovani andiamo troppo atturn atturn, le feste, le discoteche, la movida.
– Oh, Madonna Santa! E che è? proprio come alla guerra – Teresina si segnò, e poi disse – ma che è sta movida?Che noi giovani usciamo e stiamo tutta la notte a bere nei bar e nelle strade, a ballare e ci abbracciamo, facciamo festa e ci divertiamo.
– Ehh, proprio come alla festa della Madonna… bravi, bravi! Ma che tenete dentro alla testa? le cicorie? e il cervello… sta chiuso dentro alla tasca? – Tommaso si strinse nelle spalle e Teresina sospirò, poi si fece più pensierosa e aggiunse – Tomma’ i foglietti mi devi dare per scrivere la firma?
– No Teresi’, niente foglietti, per ora…
Tommaso andò via e Teresina, dopo aver chiuso ben ben la porta, andò veloce veloce a cercare i ferri e un po’ di lana colorata, si sedette alla poltrona e, con il gatto acciambellato sui piedi, si mise a sferruzzare. Non si sa mai.
Il primo racconto dedicato a Teresina lo trovi qui
Il secondo racconto dedicato a Teresina lo trovi qui
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