Le storie superbe . SUPERBIA
Bang Bang – Omaggio a Ken Oosterbroek
In 14 Febbraio 2016 da Debora Borgognoni Sono qui. Il tempo sembra essersi dilatato in questo spazio indolente, davanti a questo specchio che succhia le mie idee. Mi guardo e non sono più io, un ologramma di me, una amica troppo invadente. Se fa freddo non lo sento. Se c’è buio, devo essermene abituata.Che me ne importa della puzza di umanità, non la percepisco così diversa da quella che ho trovato sugli aerei o sui treni sgangherati, presi al volo negli angoli del mondo dove si può ancora scegliere la terza classe. I luoghi puzzano perché sanno di sogni caduti. Detestabili. Arroganti. E di persone che li hanno lasciati cadere senza ribellarsi a questa infamia. Sanno del sushi che hai mangiato la sera prima, sanno del sesso che hai fatto senza piacere, sanno della casa che hai abitato di nascosto, della sigaretta che hai accesso per farti un po’ di male, del bacio di tuo figlio e della colpa che hai provato. Sanno della notte su un letto troppo comodo, e del sudore che è uscito dai pori alle sei del mattino all’accensione automatica dei termosifoni. Sanno della doccia col bagnoschiuma di seta e della seta che tu sai essere finta. Sanno del peccato, dell’inerzia, degli slanci d’amore stanco, del tuo orgoglio, del troppo narcisismo. Della palestra che hai provato per un mese e di quell’asciugamano di spugna che è rimasto nel borsone. Del tempo che passa e dei cosmetici che ti cambiano. Del tuo odio verso le ingiustizie cui non hai idea di come porre rimedio. Delle lacrime leggere che ti vergogni di versare, dei fazzoletti di carta che nascondi poi nei jeans. Delle pagine di libri in cui cerchi una risposta. Delle risposte inutili che ti appunti sui post-it. Degli amici che invidi. Delle donne belle cui vorresti trovare un difetto. Della madre che ti manca anche quando non vuoi dirlo.
E questa sporcizia che sento intorno di cosa puzza? Di terra. Di cemento consumato. Di bolle di muffa che si è dispersa in un attimo. Di polvere cattiva. Di gas. Di tubi arrugginiti. Di vetri infranti. Di parole non dette. Di urla strozzate. Di affari inconclusi. Di soldi rubati. Di fotografie private. Di dio che non c’è.
La voglio fotografare questa solitudine, questa crisi dell’essere, questa superficie che si manifesta per arrendersi a un vuoto. La palpo, la macchina, è sotto le mie mani, sto attenta a non toccare l’obiettivo, e mi chiedo se il flash scatterà, perché non saprei come regolare tempo e diaframma altrimenti. L’odore del rullino mi conforta, cancella per un attimo tutti quelli che contorcevano il mio stomaco. Affondo il dito sul tasto. Clic.
L’abbaglio, il fumo, il fuoco. Li stavo aspettando. Non avevo comunque più voglia di scappare a questa sorte. La città è uno spettro che chiede l’elemosina. I corpi sono oggetti patetici che qualcuno presto sotterrerà. Il cielo una patina fosca cui abbiamo dato troppa importanza. I palazzi pezzi di materia rubata alla natura che cade giù nascondendo per sempre ogni seccante odore. Le mie lacrime stanche bagnano il vetrino. Rimango con l’occhio nel mirino, da qui la realtà è solo un tantino distorta.
Bang Bang. Finché la guerra bombarda anche me.
L’immagine di copertina ritrae Ken Oosterbroek ed è tratta dal sito web © The Bang Bang Club. All rights reserved.
Debora Borgognoni è editor, blogger, fotografa e scrittrice. Ha pubblicato quattro libri:
- Lo scrittore emergente in Italia. Analisi di una subcultura nella comunicazione mediale – saggio critico, LibreriaUniversitaria Edizioni, 2017
- Tu non spegnere le luci – romanzo storico, Temperino Rosso Edizioni, 2016
- Io e il Dottor Zeta, la ragazza Ics ed io – romanzo, Montag Edizioni, 2013
- Caro diario… Piccole parole appese al muro – silloge, Albatros Il Filo, 2011
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