Le opinioni superbe . SUPERBIA
I sette (non preti) del cinema italiano
In 24 Marzo 2024 da Fabio MuzzioIl ruolo del prete è comparso spesso sul grande schermo del cinema italiano ma la scelta, tanto personale quanto opinabile, questa volta è caduta su quelli che preti non lo sono ma si fingono tali.
Cencio
Cencio, Alberto Sordi, in realtà è il soprannome di Ettore Bevilacqua, è un ladro artefice di truffe ben organizzate ma sempre dall’esito segnato che inevitabilmente lo portano per tradizione familiare a Regina Coeli, è il protagonista del film Ladro lui, ladro lei, diretto da Luigi Zampa nel 1958.
Cencio, per raggirare Raimondi (Ettore Manni) commerciante di tessuti e l’ultimo in ordine di tempo ad aver molestato Cesira (Silva Koscina), la vicina di casa della quale è da sempre innamorato, organizza la sottrazione degli ultimi soldi che gli sono rimasti e che vorrebbe far trasferire all’estero. Il tutto con la complicità anche di Marialele (Marisa Merlini), amica di gioventù del quartiere ora diventata direttrice dell’atelier, dove i diversi negozianti di tessuti si servono per le collezioni (e dove cercano avventure con le modelle spesso compiacenti); l’appuntamento, con un prelato affidabile per il trasporto oltre confine della valuta, è in un palazzo che ospita una biblioteca vaticana.
Con il vestito ben confezionato, cappello compreso, quest’ultimo recuperato dagli amici di truffe, tra cui Morbillo (Luigi Leoni doppiato da Ferruccio Amendola), Cencio si presenta nella sede vaticana dovendo gestire conoscenze millantate, latino improvvisato con cui parlare a un prete tedesco e il conseguente nervosismo che sale per l’attesa.
E così, aprendo la finestra per parlare con Cesira, nota due ragazzi che insistentemente “pappagalleggiano” con la ragazza bella e che non passa di certo inosservata. L’atteggiamento di gelosia e di protezione portano alla scena più celebre del film, con l’invito poco sacerdotale di lasciarla in pace e di andarsene.
Da Ladro lui, ladra lei vi ho proposto anche una ricetta: la coda alla vaccinara.
Antonio Capurro e Vittorio Cotone
Di questo film, firmato da Sergio Corbucci, vi ho già parlato per la scena più conosciuta e citata della pernacchia del Maresciallo dei Carabinieri Cotone (Totò) al Tenente Kessler (Roland Bartrop), assistito dal podestà Achille Pennica (Gianni Agus) durante il discorso dal balcone alla popolazione di Scalitto. Il vero Maresciallo Cotone è però Vittorio de Sica, perché la divisa è indossata da Antonio Capurro, al quale l’ha rubata sostituendosi dopo l’esplosione alla stazione mentre, vestito da prete, stava per essere arrestato per furto ritrovandosi suo malgrado scambiato per un sacerdote.
Gli eventi dell’8 settembre 1943, che hanno segnato la storia del nostro Paese nel secondo conflitto mondiale, rappresentano il grande cambio di ruolo trasferito sui due personaggi con tutte le conseguenze che ne derivano fino al ritorno alla normalità, ruolo di guardia e ladro compreso (questa volta Cotone insegue Capurro vestito da frate francescano).
Il confronto tra questi due grandi del cinema italiano restituisce interpretazioni memorabili e che riportano sul grande schermo in modo ironico, ma non per questo meno serio, il dramma di una guerra che, nel 1961, era così vicina nella sua conclusione e nelle tragiche conseguenze.
Monsignor Benedetto Carloni
Il Compagno don Camillo, firmato nel 1965 da Luigi Comencini, è l’ultimo film della saga tratta dai romanzi di Giovannino Guareschi, perché il sesto, Don Camillo e i giovani d’oggi non verrà completato per il male incurabile di cui era afflitto Fernandel (ila pellicola ripartirà da zero nel 1972 con Gastone Moschin nel ruolo di Peppone e di Lionel Stander in quello di don Camillo).
Del film vi avevo già parlato in occasione di una ricetta: il pollo alla creta della Desolina e quindi, visto che siete sempre gentili e generosi, premierete anche l’altro post.
Il viaggio in “Russia” rappresenta un’occasione sia per la sezione del Partito comunista di Brescello con in testa Peppone (Gino Cervi) che per don Camillo per intrufolarsi nella missione con la quale conoscerà, tra pregi e difetti, il mondo che contrasta ogni giorno, soprattutto dopo la beffa dei due finti esuli. Il film, memorabile per battute e situazioni (come l’indigestione del parroco) credo non sarà sfuggito alla visione di chi legge (e poi non mancano mai le repliche in prossimità di tornate elettorali di rilievo). Per ottenere il via libera, il prete, che diventerà, con tanto di documenti falsi, il compagno Tarocci, arriva al ricatto: l’infatuazione del maturo Peppone per Irma Bagón (Marina Morgan presente anche nello sceneggiato Maigret e poi conosciuta per una lunga carriera di annunciatrice RAI) una sensuale giostraia del luna park che fa tappa nel paesello della Bassa. Peppone, chiuso nella roulotte con Irma, verrà portato per le strade di Brescello e poi davanti a casa se non acconsentirà al viaggio: e così accade.
Il film vive sui ricordi di guerra, il gemellaggio dei due paesini per un trattore che parte solo con la benedizione, la storia tra il “farfallone” Nanni Scamoggia (Gianni Garko), l’inviato del partito e Nadia Petrovna (Graziella Granata) che guida la delegazione sovietica. La gara di pesca, quella di bevuta di vodka, il campo di grano dove Il Brusco cerca un fratello caduto nella campagna di Russia, un prete succube del sindaco locale da istruire nell’arte della boxe e la ninna nanna di una mamma che, seppur con una lingua diversa, rimane sempre uguale nella sua dolcezza.
Dal prete vero al quello falso: don Camillo parte per un viaggio negli Stati Uniti incaricato dal Vescovo e chi scende dal pullman all’aeroporto? Peppone, assente dai saluti in paese e dato di ritorno dall’U.R.S.S., nei panni del Monsignor Benedetto Carloni (tonaca che stava a pennello a Gino Cervi già nel 1954 quando aveva già interpretato il Cardinale Lambertini, il futuro Benedetto XIV).
Nel breviario è ben nascosto Il Capitale (riprendendo e ricambiando quello di don Camillo che aveva la copertina de I pensieri di Lenin e il Vangelo all’interno).
Il prete del penitenziario di Cap Roux
Nel 1976 Sergio Corbucci con Bluff – Storia di truffe e di imbroglioni dirige un cast di tutto rispetto: Anthony Quinn, Adriano Celentano, Capucine e Clorinne Cléry; il film si piazza al sesto posto negli incassi della stagione, nell’anno in cui trionfa Amici miei che supera Lo squalo, Qualcuno volò sul nido del cuculo, I tre giorni del Condor e Di che segno sei curiosamente quest’ultimo sempre dello stesso Corbucci e sempre con Celentano tra i protagonisti.
Anthony Quinn e Capucine erano due collaudati e solidi interpreti mentre Clorinne Cléry era reduce dal successo/scandalo di Histoire d’O mentre Adriano Celentano proseguiva la sua carriera d’oro anche sul grande schermo.
I film con i truffatori un po’ canaglia riscuotono successo con le truffe incrociate e su questo si gioca la beffa finale tra vendette con motivazioni sia di amore che di denaro.
Tralasciando un po’ la sinossi e con il solito invito a recuperare il film nel caso lo abbiate perso, mi concentro sul tema del post: Felice Brianza detto “Felix” (Celentano) riceve da Belle Duke (Capucine) di liberare dal pentienziario di Cap Roux Philip Bang (Quinn). Per farlo si traveste da prete e ci arriva in macchina: sia il vestito che il mezzo vengono rubati al vero sacerdote, interpretato da Raffaele Di Sipio, un fan di Celentano entrato nel CLAN, il gruppo che circonda il “Molleggiato”, fin dal 1961. Di Sipio sarà protagonista di piccole parti in ben 15 film dei film recitati da Celentano.
Bluff – Storia di truffe e di imbroglioni, Sergio Corbucci, 1976 (Fonte Daily Motion)
Tra l’altro il luogo dove è stato ricostruito il carcere sembra molto simile al covo della banda che nel poliziottesco del medesimo anno Italia a mano armata tengono in ostaggio alcuni bambini rapiti per ottenere un riscatto.
Il Prete tedesco
Assassinio sul Tevere del 1979 rappresenta lo spartiacque tra le due saghe che vedono Tomas Miliam nei panni di Nico Giraldi e Bruno Corbucci alla regia: il film divide i cinque “Squadra” (Antiscippo, Antifurto, Antitruffa, Antimafia, Antigangsters) dai cinque “Delitto” (a Porta Romana, al ristorante cinese, sull’Autostrada, in Formula uno, al Blue Gay).
La pellicola vede l’unica presenza di Angela interpretata da Roberta Manfredi, ruolo che passerà successivamente come moglie a Olimpia di Nardo. Nel film, oltre alla presenza di un volto conosciuto anche in televisione anche per le trasmissioni di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini c’è Enzo Liberti, il padre di Angela. Senza dimenticare la presenza di Marina Lante della Rovere, dark lady e alla quale Nico riesce a resistere molto poco.
Il film si apre su una presenza costante e un attore diventato di culto dei nostri B-Movie: Franco Lechner, Bombolo, che porta avanti nelle due saghe e anche qui il personaggio di Franco Bertarelli detto Venticello. Nei panni di un Monsignore entra in una gioielleria per acquistare con l’inganno gioielli. Nico Giraldi, che arriva in bicicletta, lo sta cercando perché ha bisogno di informazioni su un ladro: schiaffi e distruzione di una mitica DS Citroën nera e molto indicata per apparire credibile come prelato, completano la sequenza del film di questo finto prete tedesco.
Padre Michael Spinetti
Acqua e sapone del 1983 è il quarto film di Carlo Verdone sia come regista che come protagonista. La sua carriera di attore era iniziata negli anni Settanta ma è nel decennio successivo, complice anche la presenza televisiva, che conosce il grande successo.
La pellicola, complici le numerose e meritate repliche, è ampiamente conosciuta e ci porta a spunti interessanti: intanto la precarietà di Rolando Ferrazza, laureato che non riesce ad andare oltre a essere bidello per poter lavorare pur essendo un professore precario in attesa di supplenze, che arrotonda con lezioni private di italiano per gli stranieri; questo dimostra come la precarietà rimanga una costante; e poi il fenomeno delle baby modelle, la quindicenne Sandy Walsh (interpretata da Natasha Hovey che era di un anno più grande) di cui Rolando sarà docente nel periodo di sfilate italiane, riporta alle polemiche dell’epoca sulle adolescenti nelle passerelle, fenomemo comunque mai tramontato. In quegli anni lo scalpore lo si doveva soprattutto a Brooke Shields protagonista anche al cinema: a 13 anni, nel 1978, in Pretty Baby di Louis Malle e due anni dopo in Laguna blu.
Il film affronta il desiderio di normalità di Sandy e la sessualità legata all’adolescenza, temi sicuramente profondi che si aggiungono alla presenza di una madre ex modella (Florinda Bolkan) molto severa e determinata nei confronti della figlia.
Oltre alla presenza di Elena Fabrizi, la Sora Lella, che nel ruolo della nonna la vedremo ancora in una ritrovata carriera cinematografica dopo diversi ruoli minori e all’ombra del fratello grande attore come Aldo Fabrizi. Si affaccia alla ribalta anche Fabrizio Bracconeri nel ruolo di Enzo che conoscerà la grande notorietà prima con I ragazzi della terza C e poi con Forum.
Un’ultima curiosità è la presenza di una marca di pellicce, quella che era solo a Pavia, in un product placement evidente e che, con il cambiamento culturale sull’utilizzo degli animali, ci riportano con quel tipo di capo di abbigliamento a un tempo passato.
E il finto prete? Rolando riesce, complice un memorabile furto al vestito del proprietario della tintoria appena morto e a cui aveva lasciato un proprio abito, a sostituirsi al vero Padre Michael Spinetti, prelato italo-americano che doveva essere l’insegnante di Sandy come da richiesta della madre e del patrigno di Sandy.
Nel film c’è tutto il Verdone, che abbiamo imparato ad amare, con i momenti comici e impacciati vissuti però con grande sensibilità e delicatezza con il tipico finale dolce amaro a cui ci ha abituato nella sua cinematografia, questa volta sulle note della canzone omonima del film cantata dagli Stadio e scritta dal leader Gaetano Curreri insieme a Vasco Rossi.
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